Europee: Spettro astensionismo sul voto: dal '79 elettori sempre in calo

Il fenomeno è particolarmente accentuato in molti Paesi dell'Est

di Chiara De Felice

Dopo che le scorse elezioni europee, nel 2014, hanno fatto registrare la più bassa affluenza di sempre, lo spettro astensionismo si allunga anche sul nuovo appuntamento con le urne del 26 maggio.

Per scongiurare il rischio, il Parlamento europeo ha addirittura lanciato una campagna ad hoc: 'Stavolta voto', un hashtag che diffonde spot che invitano a votare, oltre ad informazioni su quello che l'Europa ha fatto per i cittadini nell'ultima legislatura. L'obiettivo è ovviamente raccontare l'impatto dell'Europa nella vita quotidiana dei cittadini spingendo gli indecisi o i pigri ad uscire di casa il 26 maggio per scegliere il loro partito.

A guardare i dati dell'affluenza dal 1979, data in cui si elesse il primo Parlamento Ue, il rischio che anche questa tornata elettorale segua il trend è piuttosto alto. Il declino, fin dalla prima elezione, è stato costante: dal 62% del 1979, al 42,61% del 2014, non c'è stato un anno in cui gli elettori siano aumentati. Il fenomeno ha riguardato in particolare i Paesi fondatori: in quarant'anni in Germania si è passati dal 66% al 48%, in Francia dal 61% al 42%, in Italia dall'85% al 57%. Nel Regno Unito, da sempre euroscettico, l'affluenza non ha mai superato il 40% (36% nel 2014). Solo nei Paesi dove il voto è obbligatorio, come Belgio e Lussemburgo, gli elettori effettivi hanno sfiorato il 90% nel 2014, anno in cui slovacchi, cechi, polacchi, sloveni, ungheresi, croati, lettoni, rumeni e portoghesi non sono riusciti a portare alle urne nemmeno il 30% di cittadini.

Lo scarso interesse per il voto, destinato ad influenzarne l'esito, è spiegato da un recente Eurobarometro secondo cui la maggior parte degli europei considera molto basso il suo impatto sulla legislazione europea, nonostante questa abbia invece una ricaduta molto ampia sulle loro vite. La maggior parte delle persone che ha risposto al sondaggio ritiene che anche stavolta i cittadini non andranno a votare perché "ritengono che il loro voto non cambierà niente" in Europa, e perché "non si fidano del sistema politico" o "non sono interessati alla politica europea".

Inoltre, in generale, il numero di quelli convinti che la propria voce "non conti" in Ue è superiore a chi crede invece di essere ascoltato. E solo un terzo (32%) degli europei haun'opinione positiva sul Parlamento europeo, mentre un quinto (21%) esprime un parere negativo e la maggioranza relativa (43%) è neutrale, ovvero se ne disinteressa. Tutti segnali di disaffezione verso il progetto europeo che potrebbero trasformarsi facilmente in scontento e quindi in voti per i partiti euroscettici o eurocritici.

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