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Le parole, una realtà al femminile

A Lucca i lavori di tre artiste, il mondo visto con altri occhi

Luciano Fioramonti ROMA

LUCCA - "All women are beautiful", la scritta in stampatello a mano su un cartello lasciato a terra da una militante femminista in un momento di pausa di una manifestazione evoca gli anni d' oro delle battaglie per la parità combattute da milioni di donne. La foto in bianco e nero è parte di un collage tra ritagli di giornale di articoli che parlano della donna considerata "sempre soldato semplice", con i simboli del "peace and love" o della A cerchiata di Anarchia. Il lavoro dell' artista italiana Anna Oberto punta dritto all' obiettivo della rivendicazione di un modo diverso di leggere la realtà come con altri occhi fanno le altre due artiste Marcela Moraga e Clarissa Falco accomunate nella mostra "Every letter is a love letter" che l' Associazione Terzopiano del 'gallerista atipico' Alessandro Pardossi propone a Lucca, nel suo spazio in Piazza di Servi, fino al 26 gennaio 2020. "E' una esposizione transgenerazionale declinata al femminile che mette al centro la scrittura intima, l'esperienza del fuori tema e di tutto ciò che rimane ai margini delle narrative ufficiali" spiegano le curatrici Alessandra Poggianti ed Elvira Vannini. Il percorso, visitabile su prenotazione e sviluppato in una trentina di opere, si apre appunto con Anna Oberto (1934), considerata tra le esponenti principali della scena verbo-visuale italiana, , che ha incentrato la sua ricerca artistica e letteraria sul linguaggio e sulla scrittura. Già nel 1971 nel redigere il Manifesto Femminista Anaculturale l' artista - è stato spiegato - "si poneva la questione della scrittura femminile, non tanto quella letteraria ma quella del privato: 'Liberiamo il linguaggio e libereremo la donna!' insieme alla possibilità di sperimentare una scrittura abitata dal femminile''. Non si tratta solo di visual poetry ma di "un atto di discorso che contesta la grammatica e l'alfabeto, il linguaggio si fa situato e femminilizzato e interrompe il 'monologo della cultura patriarcale'. Nelle sue tavole e collage la scrittura è rigorosamente a mano, calligrafica, usata per ridare corpo alla parola".
    Del corpo come idea di partenza per elaborazioni più profonde parla anche la produzione di Clarissa Falco (Genova, 1995).
    Corpi come "macchine desideranti', oltre la distinzione tra soggetto e oggetto, privati delle proprie sembianze per diventare ingranaggi o parti meccaniche, suggeriscono le curatrici. Falco trasfigura il corpo femminile "in elementi industriali creando una nuova grammatica sull'idea di forza legata al desiderio e alla femminilità", come nel caso dei due pezzi di tubo rosa da ponteggio stretti da un morsetto come in un abbraccio. Ai disegni l' artista accosta in questa occasione anche un scooter-scultura con il solo motore di colore rosa, a ribaltare il concetto che ad essere femminile non è la silhouette del mezzo ma, come in ogni altro meccanismo, il cuore da cui nascono energia e movimento. La stessa soggettività femminile si ritrova nei tessuti andini proposti da Marcela Moraga (San Fernando, Cile, 1975). La tradizione della tessitura è al centro di tutta la comunità andina e quei tessuti sono la tavolozza sulla quale le donne raccontano "la loro economia locale, incidenti storici e valori estetici". L'artista cilena interviene su diversi tessuti usando feltro e ricami per illustrare un'altra storia, quella sui processi di estrazione dei minerali nella catena montuosa andina, causa della contaminazione e della siccità delle acque e dei conseguenti problemi sociali ed economici che affliggono gli indigeni andini. 

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