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A Recanati scritti e cimeli di Leopardi

Da depositi Villa Colloredo Mels occuperanno quattro sale Museo

Redazione ANSA RECANATI (MACERATA)

RECANATI (MACERATA) - Sono stati per anni nascosti nei depositi di Villa Colloredo Mels di Recanati, da cui sono usciti per essere esposti alla Mostra 'Infinito Leopardi' che ha portato nella città natale del poeta il manoscritto de L'Infinito e altri autografi conservati a Visso.

Dal 21 febbraio cimeli e documenti di Leopardi, tra cui la maschera funebre realizzata direttamente sulla salma il 14 giugno 1847, i ritratti della famiglia, lettere, miniature e poesie, costituiranno una sezione permanente del museo, anche quando la mostra chiuderà i battenti il 19 maggio prossimo. L'esposizione permanente è suddivisa in quattro sale, ed è curata da Laura Melosi e Lorenzo Abbate, cui si deve l'allestimento della mostra. Vi si trovano due miniature raffiguranti il poeta, una delle quali una scatola dipinta a tempera su avorio, i ritratti di Pier Francesco, Adelaide e Paolina Leopardi, e quelli dello stesso Giacomo, di cui una sul letto di morte. Ma ci sono anche la lettera autografa ad Anton Fortunato Stella (1818) e a Monaldo Leopardi (7 luglio 1833), un manoscritto parziale del 'Saggio sopra gli errori popolari degli antichi', e ancora bozze, lettere e pubblicazioni che costituiscono la parte più significativa del vasto patrimonio documentario su Leopardi di proprietà del Comune, tuttora conservato nei depositi di Villa Colloredo.

Sono stati anche presentati i due cataloghi che corredano la mostra recanatese entrambi realizzati da Silvana Editoriale. Il primo 'Leopardi, L'Infinito e i manoscritti vissani', a cura di Laura Melosi, riproduce l'intera collezione di manoscritti del Comune di Visso, difficilmente accessibili per la consultazione, con schede di approfondimento critico e filologico, corredate da studi che hanno portato a nuovi accertamenti. Il secondo 'Mario Giacomelli, Giacomo Leopardi, L'Infinito, A Silvia', riguardante una novantina di foto di Giacomelli che arricchiscono la mostra, nella sezione curata da Alessandro Giampaoli e Marco Andreani, che indagano quegli anni Sessanta in cui il fotografo elabora la trasposizione fotografica della lirica A Silvia, e che darà vita negli anni Ottanta alle due serie leopardiane del fotografo, L'Infinito e a Silvia, nella loro versione definitiva. Un'occasione per riscoprire un nodo cruciale della storia della fotografia in Italia e dell'evoluzione stilistica di Giacomelli. 

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