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'Il Quattrocento a Fermo' evoca fasto degli Sforza

70 opere tra dipinti, ceramiche, oreficerie, miniature e tessuti

Redazione ANSA FERMO

FERMO - Una mostra evocativa che con 70 opere tra dipinti, ceramiche, oreficerie, miniature e tessuti ripropone i fasti della corte di Francesco Sforza, signore della città di Fermo fino alla sua cacciata nel 1446. L'hanno promossa, a cura di Alessandro Marchi e Giulia Spina nella Chiesa di San Filippo a Fermo fino al 2 settembre, la Regione Marche e il Comune di Fermo, nell'ambito del progetto di valorizzazione del patrimonio culturale 'Mostrare le Marche', di cui sono ancora in corso le esposizioni 'Capriccio e Natura' a Macerata e 'Cola dell'Amatrice' ad Ascoli Piceno. Intitolata 'Il Quattrocento a Fermo. Tradizione e avanguardia da Nicola di Ulisse a Carlo Crivelli', la mostra è divisa in cinque sezioni a partire da quella dedicata a Nicola di Ulisse, pittore senese già attivo in Valnerina, che fu chiamato dagli Sforza ad abbellire la superba rocca del Girfalco, abitata dalla famiglia e poi distrutta dai fermani per abbatterne il simbolo. Si può solo immaginare la bellezza degli affreschi che l'arricchivano, anche per onorare l'illustre sposa di Francesco, Bianca Maria Visconti, ma il Polittico di Sant'Eutizio, arrivato da Spoleto ed appena restaurato dopo il sisma del 2016, assieme al Cristo Risorto, visibile solo in mostra perché il Museo La Castellina da cui proviene è oggi inagibile, ne offrono un esempio. Con loro tornano a Fermo anche le opere realizzate dagli altri artisti che lavorarono al Girfalco, da quelle di Bartolomeo di Tommaso da Foligno ad Andrea Delitio da Lecce de' Marsi a Luca de Alemania. E ci sono anche quelle che testimoniano la vasta rete di rapporti e reciproche influenze tra la città e l'Appennino, e con gli artisti toscani, tra cui spiccano una cartapesta della bottega di Antonio Rossellino e il frammento di una Pala di Mattia della Robbia. L'esposizione documenta inoltre la vasta produzione tardogotica locale con Fra Marino Angeli, che firma il Trittico di Monte Vidon Combatte, Pierpalma e il fratello Lorenzo da Fermo, cui sembrano collegarsi alcuni dipinti finora anonimi. Infine la sezione dedicata alle stupende tavole di Carlo e Vittore Crivelli e quella degli oggetti: miniature, reliquiari, boccali splendidamente decorati, ceramiche e preziose stoffe ricamate, che concorrono a restituire al visitatore l'immagine di una città che fu per un lungo periodo storico capitale di uno Stato ricco e raffinato.

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