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Boldini, moda e muse della Belle Époque

Boldini, moda e muse della Belle Époque

A Ferrara viaggio nell'edonismo parigino di fine secolo

FERRARA, 15 febbraio 2019, 19:59

Marzia Apice

ANSACheck

Boldini e la moda - RIPRODUZIONE RISERVATA

Boldini e la moda - RIPRODUZIONE RISERVATA
Boldini e la moda - RIPRODUZIONE RISERVATA

FERRARA - Le donne dai volti ammiccanti, ingenui o misteriosi, con gli audaci décolleté e i corpi fasciati da voluttuose stoffe, che iniziano a prendere consapevolezza di sé e del proprio ruolo. E poi il trionfo del lusso e dell'eleganza della Belle Époque, negli intrecci tra alta moda, arte e letteratura, in una società che nel passaggio tra '800 e '900 sta cambiando pelle. E' l'immagine luccicante e raffinata, ma complessa e sfaccettata, di un mondo che corre verso la modernità quella restituita dalla mostra "Boldini e la moda", allestita a Palazzo dei Diamanti di Ferrara dal 16 febbraio al 2 giugno. A cura di Barbara Guidi con la collaborazione di Virginia Hill, la mostra approfondisce il rapporto di reciproca influenza che il ferrarese Giovanni Boldini ebbe con la moda e i grandi couturier della Parigi di fine secolo, città in cui egli si affermò come artista.

Il progetto espositivo - un lungo percorso tra dipinti, disegni e incisioni di Boldini accanto ad alcuni lavori di colleghi come Degas, Manet e Sargent, e preziosi abiti d'epoca, libri e accessori (per oltre 120 pezzi) - documenta la capacità dell'artista di intercettare e interpretare il gusto dell'epoca, ma anche di influenzarlo con la sua pittura febbrile, seducente e dinamica, fatta di lunghe pennellate e grande intensità psicologica. Dipingendo in modo accattivante abiti e atteggiamenti, il pittore ha lasciato un'eredità feconda, che ha colpito l'immaginario delle generazioni successive di stilisti, fotografi e costumisti, da Christian Dior a Piero Tosi, da Giorgio Armani ad Alexander McQueen, contribuendo alla nascita del concetto di glamour. Definito nel 1909 dalla rivista di moda Femina "pittore della donna moderna" e poi nel 1931 da Vogue "pittore dell'eleganza", Boldini di certo impresse il proprio segno sul genere del ritratto, realizzando tele in grado di andare oltre il soggetto rappresentato. Grazie alle tante 'muse' che desiderose di mostrarsi al meglio frequentarono il suo atelier per farsi ritrarre, Boldini trovò la propria personale maniera di raccontare l'evoluzione della società, e di dar vita a un canone di bellezza moderno. Egli fu capace di leggere tra le righe di un contesto fatto di frivolezze, eleganza e lusso, anche la nascente consapevolezza della donna, non solo quella aristocratica ma anche quella appartenente alla nuova classe borghese, comunicando nelle sue tele il diritto di quest'ultima a essere seducente, enigmatica ma soprattutto protagonista delle proprie scelte.

"Boldini accompagna il percorso di emancipazione del mondo femminile. Inizialmente la donna si esprime anche facendo di sé un'opera d'arte, poi va oltre e anche Boldini inizia a frequentare non solo signore altolocate ma donne di teatro e intellettuali, dunque già emancipate. Quindi le donne diventano sempre più libere di scegliere come apparire", spiega all'ANSA la curatrice Barbara Guidi. "Da anni ricostruisco l'intera vicenda artistica di Boldini, pittore molto popolare ma in fondo poco studiato", prosegue, "l'artista ha avuto con la moda un rapporto dialettico: ne ha capito il significato, non ha solo raffigurato dei vestiti. Per questa mostra ci sono voluti più di 3 anni: nel percorso tematico e cronologico sono partita dalle parole degli scrittori a lui vicini, come Wilde, Baudelaire e James, per comprendere gli intrecci tra moda, arte e letteratura".

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