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Latte: la tregua vacilla, pastori in assemblea su pre-intesa

Centinaio a Bruxelles per superare l'emergenza latte. Salvini, ora le parti sono più vicine

Redazione ANSA

La tregua vacilla in Sardegna: le proteste dei pastori per il crollo del prezzo del latte ovino non sono più sistematiche, ma singoli allevatori non rinunciano a manifestare, insoddisfatti dal pre-accordo che propone 72 centesimi al litro. Nella tarda mattinata a Sanluri, nel sud dell'Isola, un autotrasportatore è stato bloccato da un gruppo di persone incappucciate ed è stato obbligato a buttare il latte in strada. I cinque, da quanto si apprende, non erano armati e l'autista del camion non ha subito alcuna violenza. Sul posto sono subito arrivati i carabinieri.

Tregua resiste, pastori in assemblea su pre-intesa 
Nessuna protesta questa mattina in Sardegna per il crollo del prezzo del latte. La tregua di tre giorni concordata tra il ministro Centinaio e gli allevatori sardi all'indomani del tavolo convocato a Cagliari, oggi resiste. Ma ieri qualcuno l'ha violata: nell'oristanese è stata assaltata un'autocisterna e migliaia di litri di latte raccolti e destinati a un caseificio in provincia di Nuoro sono stati gettati in strada. Pastori comunque esasperati: sempre ieri un allevatore del cagliaritano è salito su un traliccio minacciando di gettarsi nel vuoto: "Basta promesse, siamo esasperati", ha detto quando, dopo due ore di trattative con le forze dell'ordine, è stato convinto a scendere. Smobilitato, nel frattempo, il presidio a Thiesi, in provincia di Sassari, davanti ad uno dei più grandi caseifici della Sardegna.

Sono giorni di consultazioni tra i pastori per valutare la pre-intesa proposta a Cagliari: portare il prezzo del latte ovino subito a 72 centesimi al litro per arrivare nel giro di due mesi a un euro. Un'assemblea è stata indetta questa mattina a Macomer, nel centro Sardegna, ai cancelli di un'altra azienda casearia. Al momento gli allevatori non sembrano orientati ad approvare l'accordo così come formulato al tavolo di filiera: 72 centesimi, dicono, sono pochi (la protesta è scattata per il prezzo crollato sotto i 60 cents) e non ci sono garanzie di ottenere in due mesi quell'euro al litro chiesto dai pastori. Mancano ancora interventi strutturali, denuncia il mondo delle campagne, e anche i 50 milioni messi a correre dal Governo e dalla Regione per abbattere le eccedenze di pecorino romano, vengono visti come una misura tampone, che non assicura la stabilità del prezzo nel tempo.

Latte: Salvini, ora le parti sono più vicine
"Stiamo lavorando e continueremo a farlo, conto di essere convincente e fortunato per avvicinare ancora le parti, che partivano da molto distanti e adesso sono più vicine". Lo ha detto il vicepremier Matteo Salvini, uscendo dalla Prefettura di Sassari dove ha incontrato una delegazione di pastori sardi sulla questione del prezzo del latte". "Un euro? Non faccio io il prezzo del latte - ha risposto Salvini ai cronisti che attendevano in Piazza d'Italia - io posso mettere al tavolo e far dialogare pastori e produttori. Fatemi lavorare".

Intanto domani il ministro delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio sarà a Bruxelles, dove incontrerà i commissari all'agricoltura Phil Hogan e alla salute Vytenis Andriukaitis. A quanto si apprende, il ministro parlerà con Hogan della crisi del latte in Sardegna e delle possibili misure da prendere per superare l'emergenza, mentre con Andriukaitis il tema di discussione sarà il piano per la gestione della questione xylella fastidiosa. La scorsa settimana in un'intervista all'ANSA il commissario lituano aveva ricordato il ritardo dell'Italia nell'approntare una strategia unica per contrastare la diffusione del batterio.

Le aziende casearie della Sardegna stanno tornando lentamente alla normalità: la produzione riprende, dopo giorni di blocco imposto dalla protesta dei pastori per il crollo del prezzo del latte ovino. Il primo è stato lo stabilimento dei fratelli Pinna a Thiesi, in provincia di Sassari, tra i più grandi nell'Isola. E via via si stanno accodando anche gli altri caseifici. Prove di dialogo tra industriali e allevatori nell'azienda Foi (gruppo Auricchio) di Macomer, nel centro Sardegna, dove questa mattina sono entrate le prime autobotti di latte per consentire la ripresa della produzione del formaggio. Il direttore dello stabilimento, Lorenzo Sanna, ha convocato un centinaio di pastori che conferiscono qui il prodotto, nella zona industriale di Tossilo. E ha spiegato nel cortile la bozza di intesa sui 72 centesimi al litro raggiunta al tavolo di filiera, a Cagliari, con il ministro Centinaio, con l'obiettivo entro due mesi di arrivare a un euro. Sanna ha esortato gli allevatori a non rompere con gli imprenditori e ad agire insieme perché il prezzo torni a salire. Ma tra i pastori prevalgono le perplessità: "Noi vogliamo certezze altrimenti ad ogni crisi, internazionale o italiana che sia, a pagare saremo sempre noi e non voi industriali", dicono. Ma i toni della protesta sembra che si stiano abbassando: "Abbiamo speranza che dal prossimo tavolo esca qualcosa di buono per noi, ma non abbassiamo la guardia. Siamo in attesa: oggi riprendiamo la produzione ma domani non si sa", avvertono gli allevatori.


Salvini, lavoriamo giorno e notte, ora le posizioni di pastori e industriali sono più vicine
Durante la prima tappa di un tour che oggi lo porterà anche a Sassari e domattina ad Alghero, il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha annunciato che incontrerà anche oggi i pastori sardi in lotta per il prezzo del latte. "Stiamo lavorando giorno e notte, le posizioni di pastori e industriali sono più vicine rispetto a qualche giorno fa - assicura il vicepremier - e continueremo a lavorare fino a trovare una soluzione".

 

Centinaio, misure strutturali per arrivare a 1 euro
Sono necessarie misure strutturali per portare il prezzo del latte ovino a un euro ha detto oggi il ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, sen. Gian Marco Centinaio, ospite della trasmissione 'Uno Mattina' della Rai. "A un euro ci si arriva, ma in base alla richiesta e al prezzo di mercato al quale il pecorino deve arrivare - ha rilevato il ministro - e quindi le industrie di trasformazione ci dicono che ora non riescono ad arrivarci. Con tutte le operazione che mettiamo in campo, l'obiettivo è appunto arrivare oltre l'euro che chiedono i pastori".

Centinaio ha quindi citato la proposta di "nominare un prefetto che si occupi di gestire, analizzare e fare indagini sui potenziali abusi, controllare eventuali violazioni della legge da parte della filiera. Noi stiamo parlando di una Dop, una eccellenza della nostra enogastronomia. Se ci fosse latte, come dice qualcuno, proveniente dalla Romania, allora sarebbe un problema. E quindi è giusto fare i controlli".

Il ministro ha inoltre osservato che "in questo momento c'è un problema", riferendosi alla "non richiesta del mercato" e alla conseguente "produzione al di sopra delle richieste" e al calo del prezzo. Per Centinaio è "interessante" la proposta di 72 centesimi per i mesi di febbraio, marzo e aprile per poi arrivare a novembre con un saldo che prende in considerazione il prezzo medio del latte da novembre dello scorso anno a questo. A questa proposta, ha aggiunto, "si affiancano quelle strutturali di filiera". Questo, ha concluso, "è quello che il Governo, che tuttavia è estraneo alla questione che è strettamente di rapporto tra produzione e industria, mette sul tavolo ma sembra che non sia sufficiente. I dati Ismea ci dicono che il prezzo minimo sarebbe di 74 centesimi".

Coldiretti, l'acconto di 72 cent è insufficiente
"L'acconto iniziale di 72 centesimi al litro è motivo di insoddisfazione perché si trova sotto i costi variabili medi di produzione certificati dal recente studio Ismea elaborato per far luce sulla crisi del settore". E' quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che è anche necessario che sulla bozza di accordo sul prezzo del latte ovino in Sardegna venga inserita anche una clausola che garantisca di raggiungere l'obiettivo di un euro per il prezzo del latte pagato ai pastori da parte degli industriali che sono i diretti beneficiari delle consistenti misure di sostegno per 49 milioni di euro messe in campo da Governo e Regione. Va riconosciuto - afferma la Coldiretti - l'impegno del Governo e della Regione Sardegna che per questa operazione hanno messo sul piatto per il ritiro di 67.000 quintali di forme di formaggio in eccedenza sul mercato. Importante nella bozza dell'accordo - continua la Coldiretti - è la volontà di inserire la presenza dei pastori nell'amministrazione del Consorzio di Tutela, con l'attuale gestione che si è dimostrata inadeguata nello svolgere i compiti di valorizzazione, e la nomina di un Prefetto per verificare eventuali errori e violazioni ma anche per controllare la legalità delle operazioni di ritiro del pecorino da destinare agli indigenti con le risorse pubbliche. Da evidenziare - conclude la Coldiretti - è anche l'impegno per il passaggio delle quote di produzione ai pastori e il monitoraggio del rispetto dei livelli produttivi di produzione il cui superamento è stata la causa principale della crisi.

Cia, sostegno a rivendicazioni allevatori
"Tutto il comparto agricolo è vittima di un sistema che non può più reggere, che vede riconosciuti dall'industria e dalla grande distribuzione prezzi all'origine ben al di sotto dei costi di produzione, per questo voglio manifestare a tutti gli allevatori calabresi, vicinanza e sostegno alle loro rivendicazioni". Lo afferma in una nota il presidente Cia-Agricoltori Italiani della Calabria, Nicodemo Podella. "Lo ribadiamo da anni, i produttori - prosegue - sono costretti ad aumentare spropositatamente il volume delle produzioni per potere sperare di rientrare almeno nei costi. Il risultato è una crescita della concorrenza con conseguente calo ulteriore dei prezzi. Anche senza considerare i costi della manodopera familiare, l'impresa agricola produce sotto costo senza rientrare di quanto speso per le materie prime e per i servizi connessi; neanche i cosiddetti premi Pac e Psr riescono a fare raggiungere agli agricoltori/allevatori il punto di pareggio. Sappiamo che il problema è complesso e necessita di più azioni e provvedimenti per riportare il comparto in equilibrio, mediante il riconoscimento di prezzi all'origine 'giusti' che rendano le aziende sostenibili sia ambientalmente che economicamente. Il sostegno alla lotta degli allevatori di tutta Italia è oggi una priorità, così come in passato abbiamo fatto con gli agricoltori olivicoli. Continuiamo a credere nel dialogo sociale e con le istituzioni per trovare soluzioni stabili. Per questo chiediamo al governo regionale la convocazione di un tavolo di filiera del comparto latte ovicaprino per ricercare, soprattutto sul fronte commerciale, un'intesa regionale con l'industria e la grande distribuzione.

Copagri, a rischio l'economia della Sardegna
"In Sardegna si sta scherzando con il fuoco, in caso di fallimento delle trattative non saranno solo i pastori a rimetterci ma l'intera economia, industria compresa, dell'Isola nella quale si contano circa 12mila aziende agropastorali, che allevano 2,6 milioni di pecore, corrispondenti a quasi la metà del patrimonio ovino italiano, per una produzione di oltre 3 milioni di quintali di latte". E' il commento del presidente di Copagri Franco Verrascina. "A fronte di tali numeri - aggiunge - ribadiamo che la remunerazione destinata ai pastori non può essere inferiore a 1 euro al litro e rigettiamo pertanto la parte della bozza di accordo in cui viene previsto il pagamento di 72 centesimi al litro, cifra ancora inferiore ai costi di produzione stimati dall'Ismea e che rappresenta un mero acconto slegato da certezze relative all'effettivo aumento del prezzo finale". "Non avalleremo nessun intervento per il ritiro del prodotto se non ci saranno certezze per i produttori legate alla redditività e misure che prevedano la programmazione della produzione e la riorganizzazione del settore", ha sottolineato Verrascina. "Viceversa - ha concludo - sono accolte favorevolmente le condizioni tecniche e istituzionali contenute nella bozza di accordo con particolare riferimento alle misure che prevedono una rappresentanza dei pastori all'interno dei consorzi, il monitoraggio del rispetto delle quote di produzione, l'istituzione un registro telematico del latte ovi-caprino, una moratoria dei mutui, iniziative di promozione e internazionalizzazione e la nomina di un prefetto con compiti di analisi, sorveglianza e monitoraggio delle attività della filiera".

Fascicoli in diverse Procure su proteste pastori
Le proteste dei pastori sardi per il prezzo del latte avranno sicuramente strascichi giudiziari. Sui tavoli delle Procure di Cagliari, Nuoro e Sassari sono finite le informative delle forze dell'ordine, carabinieri, polizia, stradale, relative a quanto accaduto durante le manifestazioni di questi giorni con blocchi sulle strade, assalti alle autocisterne e sversamenti di latte. I riflettori sono puntati sugli episodi più violenti, quelli in cui gli autotrasportatori sono stati costretti a fermarsi, a volte da persone anche incappucciate, e obbligati a buttare migliaia di litri di prodotto destinato ai caseifici. Le ipotesi di reato vanno dalla violenza privata alle minacce sino ai danneggiamenti. Al vaglio anche possibili denunce per i blocchi stradali che hanno tagliato in due la Sardegna. Al momento non è stato possibile quantificare il numero di segnalazioni inviate alle varie Procure: a volte le denunce vengono presentate dagli stessi autotrasportatori o dai titolari dei caseifici, in altre occasioni sono le forze dell'ordine a muoversi autonomamente dopo gli interventi sul posto e l'identificazione dei responsabili. Ieri la tregua è stata violata più volte. L'ultimo caso, in serata, a Orgosolo. Cinque o sei persone con i volti coperti hanno bloccato un camionista che trasportava latte di mucca e lo hanno costretto ad aprire i rubinetti della cisterna e a sversarne il contenuto. Poco prima episodi analoghi si erano verificati vicino al carcere di Badu 'e Carros, sempre nel nuorese, a Villacidro e Ortacesus, nel sud Sardegna, e lungo la statale 131.

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