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Dubbi sul buco nero impossibile, tre studi lo ridimensionano

Dubbi sul buco nero impossibile, tre studi lo ridimensionano

La sua massa mostruosa sembrerebbe frutto di un errore

16 dicembre 2019, 15:17

Redazione ANSA

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Tre studi contestano la scoperta del buco nero impossibile (fonte: NASA/Dana Berry/SkyWorks Digital) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Tre studi contestano la scoperta del buco nero impossibile (fonte: NASA/Dana Berry/SkyWorks Digital) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Tre studi contestano la scoperta del buco nero impossibile (fonte: NASA/Dana Berry/SkyWorks Digital) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Iniziano a circolare i primi dubbi sulla clamorosa scoperta del buco nero 'impossibile' della Via Lattea, annunciata a fine novembre sulla rivista Nature. La presunta massa di questo mostro cosmico, stimata pari a 70 volte quella del Sole e per questo considerata inspiegabile secondo le attuali teorie, potrebbe essere in realtà frutto di un errore di valutazione. A indicarlo sono tre studi indipendenti comparsi su arXiv, il sito che traccia le ricerche non ancora sottoposte a revisione per la pubblicazione ufficiale su riviste scientifiche.

I tre lavori, prodotti dall'Università della California a Berkeley, dall'Università Cattolica di Lovanio in Belgio e da una collaborazione internazionale guidata dall'Università di Auckland della Nuova Zelanda, pongono l'accento su un presunto errore riguardante la luce che è stata interpretata come emissione del disco di accrescimento del buco nero. In realtà questa radiazione sarebbe dovuta alla stella compagna che col buco nero forma il sistema binario LB-1. Questa sorta di illusione ottica avrebbe determinato un'errata stima della massa del buco nero, che non sarebbe pari a 70 volte quella del Sole, bensì inferiore alle 20 masse solari, un valore assolutamente compatibile con i modelli teorici.

Questo lascia intendere che in fin dei conti il buco nero, situato a 15.000 anni luce da noi, non sarebbe destinato a riscrivere i modelli di evoluzione delle stelle che spiegano la formazione dei buchi neri, così come invece faceva pensare lo studio pubblicato a novembre su Nature dall'Accademia Cinese delle Scienze con la partecipazione di Mario Lattanzi dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).

 

 

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