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Il primo buco nero ricreato con la reltà virtuale

Il primo buco nero ricreato con la reltà virtuale

È quello al centro della nostra galassia, detto Sagittarius A*

19 novembre 2018, 22:19

Redazione ANSA

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Il buco nero al centro della nostra galassia, Sagittarius A* stato per la prima volta ricreato in versione virtuale (Fonte: J.Davelaar 2018) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il buco nero al centro della nostra galassia, Sagittarius A* stato per la prima volta ricreato in versione virtuale (Fonte: J.Davelaar 2018) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il buco nero al centro della nostra galassia, Sagittarius A* stato per la prima volta ricreato in versione virtuale (Fonte: J.Davelaar 2018) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il buco nero al centro della nostra galassia, noto come Sagittarius A* è stato per la prima volta ricreato in versione virtuale: la simulazione, osservabile a 360 gradi con qualsiasi dispositivo per la realtà virtuale, è stata realizzata dalla Radboud University, in Olanda, e dalla Goethe University, in Germania. Nell’articolo pubblicato sulla rivista Computational Astrophysics and Cosmology, che raccoglie lavori non ancora passati al vaglio della comunità scientifica, gli autori sostengono che la simulazione potrebbe essere molto utile per studiare uno degli oggetti celesti più misteriosi e complessi.

“La nostra simulazione virtuale ricrea in modo molto realistico gli immediati dintorni del buco nero e ci aiuterà a comprendere meglio come si comporta”, dice Jordy Davelaar della Radboud University, alla guida del gruppo. “Viaggiare fino ad un buco nero nel corso della nostra vita è impossibile, perciò visualizzazioni immersive come questa ci permettono di capire di più su questi sistemi senza spostarci”.

I ricercatori suggeriscono anche che il loro lavoro potrebbe incoraggiare il grande pubblico, e i più giovani in particolare, ad avvicinarsi all’astrofisica: “Abbiamo usato il buco nero virtuale per spiegare il fenomeno a dei bambini”, aggiunge Davelaar. “Secondo noi la realtà virtuale è un grande strumento per mostrare il nostro lavoro ad un pubblico più vasto, anche quando si parla di sistemi estremamente complicati”.

"Abbiamo un'idea nella nostra testa di come dovrebbero apparire i buchi neri, ma la scienza ha fatto molti progressi e abbiamo a disposizione informazioni molto più accurate", commenta Heino Falcke della Radboud University, uno degli autori: "Adesso i buchi neri appaiono molto diversi da come ce li siamo sempre immaginati".

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