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Ministero di Università e Ricerca, l'ultima separazione nel 2008

Ministero di Università e Ricerca, l'ultima separazione nel 2008

Accorpato all'Istruzione nel 1999, una pausa dal 2006 al 2008

28 dicembre 2019, 16:23

Redazione ANSA

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L 'attuale sede del ministero per l 'Istruzione, l 'Università e la Ricerca (fonte: Lalupa, Wikipedia) - RIPRODUZIONE RISERVATA

L 'attuale sede del ministero per l 'Istruzione, l 'Università e la Ricerca (fonte: Lalupa, Wikipedia) - RIPRODUZIONE RISERVATA
L 'attuale sede del ministero per l 'Istruzione, l 'Università e la Ricerca (fonte: Lalupa, Wikipedia) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il ministero per l'Istruzione, l'Università e la Ricerca cambia aspetto e torna a separare le sue due competenze: da un lato la scuola e dall'altro la ricerca, legata a doppio filo con il mondo dell'università. L'accorpamento in un unico ministero risale alla legge del 9 maggio 1999, entrata in vigore nel 2001 ed era stato interrotto soltanto dal 2006 al 2008, durante il secondo governo Prodi. Dal 2008, con il quarto governo Berlusconi, Istruzione, Università e Ricerca sono tornate a far parte di un unico ministero.

Nel 1999 la decisione di unificare i ministeri era prevista nella riforma di Franco Bassanini, che puntava a ridimensionare il numero dei ministeri e che contrastava con lo sforzo che dieci anni prima, nel 1989, aveva portato a separare le competenze dell'università e della ricerca da quelle della scuola.

Nel 2001 Letizia Moratti, indicata da Forza Italia, è stata la prima titolare del nuovo ministero per l'Istruzione, l'Università e la Ricerca, che ha guidato fino al 2006, realizzando la riforma degli enti pubblici di ricerca. Dal 2006 al 2008 Fabio Mussi, dei Democratici di sinistra, è stato il ministro per l'Università e Ricerca, in quel periodo separate dal ministero dell'Istruzione.

Nel 2008, con il nuovo accorpamento, la titolare del ministero è stata Mariastella Gelmini (Pdl) fino al novembre 2011. Con il governo Monti subentrò un tecnico, Francesco Profumo, fino al 2013. Con il governo Letta è stata la volta di Maria Chiara Carrozza del Pd, fino al 2014. Quindi si sono succedute a capo del ministero Stefania Giannini di Scelta Civica dal 2014 al 2016, Valeria Fedeli del Pd dal 2016 al 2018, Marco Bussetti, indicato dalla Lega nel governo giallo-verde dal 2018 al 2019 e Lorenzo Fioramonti da settembre a dicembre 2019 con il secondo governo Conte.

A capo del nuovo ministero di Università e Ricerca è stato designato il presidente della Conferenza dei Rettori (Crui) Gaetano Manfredi. Il suo come è stato indicato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte nella conferenza stampa di fine anno.

 

Parisi (Lincei), sì alla separazione dei ministeri
 'Sono assolutamente favorevole alla separazione dei ministeri': il presidente dell'Accademia dei Lincei Giorgio Parisi non ha dubbi sulla decisione di separare i ministeri di Istruzione e di Università e Ricerca.
"Il ministero dell'Istruzione rappresenta un carico di lavoro notevolissimo e, di conseguenza, per il ministro diventa più difficile occuparsi di università e ricerca: resta poco tempo per lavorarci', dice il presidente dell'accademia scientifica più antica del mondo. 
"Ottima", per Parisi, anche la scelta di mettere alla guida del nuovo ministero un tecnico come Gaetano Manfredi.

Bellomo(Gruppo 2003), sì al ministero della Ricerca
L'istituzione del ministero di Università e Ricerca è accolta con favore dal Gruppo 2003, che riunisce numerosi ricercatori italiani di fama internazionale e che nel settembre 2019 aveva rivolto al governo l'appello a ricostituire il ministero dell'Università e della Ricerca, scorporandolo da quello dell'Istruzione per dare un vero segnale di svolta al Paese.
"Abbiamo sempre sostenuto questa causa non certo per motivi di carattere accademico, ma perché siamo convinti che la ricerca possa portare benessere al Paese nella competizione internazionale", dice il presidente del Gruppo 2003, il matematico Nicola Bellomo. "La ricerca - prosegue - porta innovazione e prodotti ad alto valore aggiunto, oltre a beneficio espliciti, per esempio nel settore della medicina". É quindi opportuno che richieda "un'attenzione importante e specializzata". Un ministero dedicato "rende più facile occuparsi del settore, purché lo si faccia guardando globalmente al Paese e alla sua economia". 

 

 

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