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Ricerca, 'il coronavirus era in Lombardia dal primo gennaio'

Ricerca, 'il coronavirus era in Lombardia dal primo gennaio'

Nature, 'non rilevato per settimane'. È la preistoria dell'epidemia

25 marzo 2020, 17:36

Redazione ANSA

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Piazza Duomo a Milano, 06 marzo 2020 - RIPRODUZIONE RISERVATA

Piazza Duomo a Milano, 06 marzo 2020 - RIPRODUZIONE RISERVATA
Piazza Duomo a Milano, 06 marzo 2020 - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il coronavirus ha cominciato a circolare in Lombardia dal primo gennaio e ha continuato a farlo in modo sommerso per oltre un mese e mezzo prima della diagnosi del paziente 1 di Codogno, avvenuta il 20 febbraio. È quanto emerge dall'analisi pubblicata sul sito ArXiv e condotta da 14 centri di ricerca, con il coordinamento del Direttorato generale della Sanità della Regione Lombardia. "L'epidemia in Italia è rimasta sconosciuta per settimane", scrive oggi la rivista Nature, commentando la ricerca sul suo sito.

"L'epidemia in Italia è cominciata molto prima del 20 febbraio 2020. Al momento dell'identificazione del primo caso di Covid-19 si era già diffusa in molti comuni della Lombardia meridionale", si legge nell'articolo. "È un lavoro estremamente interessante che ricostruisce la preistoria del coronavirus in Italia", ha commentato il fisico Giorgio Parisi, dell'Università Sapienza di Roma. Dalla ricerca, ha proseguito, emerge inoltre che all' inizio i casi sintomatici erano l'80%, contro il 5% di asintomatici e il 15% di casi non chiari, forse con sintomi così leggeri da non dare la sicurezza dell'infezione.

Gli autori della ricerca hanno ricostruito l'origine dell'epidemia analizzando i dati relativi a 5.830 casi confermati nei laboratori della Lombardia, per i quali erano stati riportati anche i dati relativi alla comparsa dei sintomi. Quindi si è proceduto a ritroso, ricostruendo la catena dei contatti sempre più indietro nel tempo. Sono stati individuati così i casi sporadici comparsi nella regione dal primo al 29 gennaio e poi i casi più frequenti avvenuti dal 30 gennaio al 19 febbraio, con un picco di oltre 60 avvenuto il 18 febbraio. Due giorni più tardi, il 20 marzo, l'epidemia è uscita allo scoperto, con l'identificazione del paziente 1 a Codogno.

I ricercatori hanno inoltre stimato che inizialmente il tasso di riproduzione è stato di 3,1, vale a dire che ogni persona con l'infezione poteva contagiarne 3,1, e ha cominciato a decrescere dopo il 20 febbraio. Nella fase iniziale, inoltre, l'epidemia si è diffusa in modo esponenziale, con un raddoppio dei casi in media ogni tre giorni a Bergamo (3,5 giorni), Codogno (3,4 casi) e Cremona (2,6).

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