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Progettato il primo controllore del traffico nel corpo umano

Progettato il primo controllore del traffico nel corpo umano

Un nano-magnete per recuperare le 'navette' che consegnano i farmaci

06 agosto 2018, 17:01

Redazione ANSA

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Progettato in Italia il primo controllore del traffico all 'interno del corpo umano, per difenderlo dai dispositivi, sempre più numerosi, capaci di viaggiare nel sangue per somministrare farmaci (fonte: Max Pixel) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Progettato in Italia il primo controllore del traffico all 'interno del corpo umano, per difenderlo dai dispositivi, sempre più numerosi, capaci di viaggiare nel sangue per somministrare farmaci (fonte: Max Pixel) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Progettato in Italia il primo controllore del traffico all 'interno del corpo umano, per difenderlo dai dispositivi, sempre più numerosi, capaci di viaggiare nel sangue per somministrare farmaci (fonte: Max Pixel) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Progettato in Italia il primo controllore del traffico all'interno del corpo umano, per difenderlo dai dispositivi, sempre più numerosi, capaci di viaggiare nel sangue per somministrare farmaci nelle cellule malate, come quelle tumorali. Il dispositivo, descritto sulla rivista Advanced Scienze, è stato messo a punto in Italia, fra Scuola Superiore Sant'Anna, Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) e Università di Pisa.

"Nonostante i progressi dell'ultimo decennio, controllare i 'sommergibili' di dimensioni pari ad alcune decine di nanometri e guidarli con precisione verso la zona interessata alla patologia è una sfida ancora aperta", ha osservato Veronica Iacovacci, dell'Istituto di BioRobotica della Scuola Sant'Anna e autrice della ricerca con Arianna Menciassi e Leonardo Ricotti, dello stesso istituto, Edoardo Sinibaldi e Giovanni Signore dell'Iit e Fabio Vistoli, del dipartimento di Ricerca Traslazionale dell'Università di Pisa.

Studi recenti hanno dimostrato che meno dell'1% delle nanoparticelle progettate per essere iniettate nell'organismo in modo da somministrare farmaci riesce effettivamente a raggiungere l'organo da curare. "Questo - secondo i ricercatori - apre un dilemma senza fine: avremmo infatti bisogno di iniettare dosi massicce di particelle per accumulare una dose efficace di farmaco nel tessuto". Di contro quasi il 99% delle particelle iniettate restano "libere di navigare nel corpo umano ed esercitare effetti tossici sui tessuti sani". Di qui l'idea di precorrere i tempi e progettare un microdispositivo capace di catturare le micronavette disperse nell'organismo.

"Il dispositivo - ha spiegato Iacovacci - è formato da 27 magneti di soli 3,6 millimetri di diametro ed è in grado di scandagliare il corpo del paziente e recuperare nanoparticelle magnetiche con efficienze fino al 94%".

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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