Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Una lama come avambraccio, Capitan Uncino longobardo

Una lama come avambraccio, Capitan Uncino longobardo

Scoperto in Veneto, guarì da amputazione con cure 'moderne'

15 aprile 2018, 10:08

Redazione ANSA

ANSACheck

Ricostruzione del viso del 'capitan Uncino ' longobardo (fonte: Emiliano Troco) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ricostruzione del viso del  'capitan Uncino ' longobardo (fonte: Emiliano Troco) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Ricostruzione del viso del 'capitan Uncino ' longobardo (fonte: Emiliano Troco) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Trovati i resti del 'Capitan Uncino' dei longobardi: sepolto 1.300 anni fa nella necropoli di Povegliano Veronese, era un guerriero tra i 40 e i 50 anni, costretto a vivere per lungo tempo con una lama come protesi al posto dell'avambraccio destro, amputato di netto forse dopo una caduta o una ferita da combattimento. Conservato nel Museo di Antropologia 'G. Sergi' della Sapienza di Roma, il suo scheletro racconta una sorprendente guarigione, perfettamente riuscita in epoca pre-antibiotica grazie a cure quasi 'moderne'. A indicarlo è lo studio pubblicato su Journal of Anthropological Sciences dai ricercatori della Sapienza e dell'Università Cattolica di Milano, che hanno perfino ricostruito il volto del guerriero.

Lo scheletro è stato trovato con il coltello disposto orizzontalmente sul bacino, che invece "di norma viene sepolto a fianco del cadavere", spiega l'archeologa Ileana Micarelli, prima autrice dello studio. "Il braccio destro era piegato a 90 gradi, con radio e ulna tagliati di netto", segno che "l'amputazione è avvenuta con un colpo unico e senza anestesia". Al posto della mano, "c'erano una fibbia metallica e tracce di materiale organico, pelle o legno", probabili residui di un sistema per il fissaggio della protesi.

Il suo utilizzo è evidenziato da vari indizi: le ossa della scapola, ad esempio, hanno un orientamento innaturale, probabilmente dovuto al fatto che l'uomo non poteva afferrare gli oggetti, ma era costretto a infilzarli o spingerli. L'incisivo destro, inoltre, è molto usurato e conserva residui di cuoio, lasciando presupporre che il guerriero usasse i denti per legare la protesi. Il fatto che ulna e radio si siano perfettamente saldati senza traccia di infezione, dimostra che l'uomo è stato curato con premura, probabilmente con balsami antisettici e antiemorragici a base di erbe. "Sopravvivere alla perdita di un avambraccio in un'epoca in cui gli antibiotici non sono disponibili - sottolinea Micarelli - mostra un forte senso di attenzione e cure costanti da parte della comunità: privilegi che si avvicinano all'idea di welfare moderno".

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza