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Tumori: professor Bardelli, si comportano come batteri

Scoperta Irccs Candiolo aiuta per nuove cure

ROMA ANSAcom

Una scoperta che "ha sorpreso anche noi". Così Alberto Bardelli, docente del Dipartimento di Oncologia dell'Università di Torino, descrive l'esito dello studio sulle recidive tumorali, pubblicato sulla rivista Science, che una ventina tra medici e ricercatori ha portato a termine.
Il lavoro condotto dall'Istituto per la Ricerca e la Cura del Cancro di Candiolo ha rivelato i meccanismi che permettono al cancro di sopravvivere alle terapie e recidivare, a volte in forma ancora più aggressiva. "Anni fa abbiamo dimostrato che questo accade perché nel tumore di partenza sono presenti cellule resistenti alla terapia, che poi prendono il sopravvento", spiega Bardelli. In pratica l'insorgenza di nuove malattie era considerata come un fatto inevitabile.
"Più di recente siamo rimasti affascinati dal fenomeno dell'antibiotico-resistenza - prosegue il docente - Ci siamo chiesti se fosse possibile che i batteri e il cancro, due organismi unicellulari, si comportassero allo stesso modo". Al termine di tre anni di lavoro, che ha integrato discipline come la biologia computazionale, l'anatomia patologica e l'oncologia medica, è arrivata la conferma: "In alcuni casi le cellule del tumore si 'ricordano' di essere organismi unicellulari, mutano durante la terapia ed emergono delle cellule resistenti".
Per chiarire il fenomeno, Bardelli ricorre alle teorie evolutive: "Per Darwin le mutazioni fanno parte del corredo generico, un assunto che noi non discutiamo. Secondo Lamark, però, le giraffe allungavano il collo per raggiungere il cibo e hanno trasmesso il mutamento alla progenie". Le recidive sono il collo allungato della giraffa. "Le cellule del tumore, se sollecitate dallo stress di una terapia, possono evolversi e sopravvivere".
Per il momento i ricercatori hanno trovato conferme della loro teoria sulle cellule tumorali del colon, ma non è escluso che lo stesso meccanismo sia riscontrabile in altri tipi di cancro, che potranno essere curati in modo più efficace. "Il nostro obiettivo sarà di provare a capire come fermare la mutagenesi adattativa - spiega Mariangela Russo, ricercatrice a Candiolo - Scoprire i meccanismi alla base della capacità delle cellule tumorali di evolvere e adattarsi ci permetterà di individuare nuovi farmaci, che possano migliorare l'utilizzo delle terapie e il beneficio clinico dei pazienti".

In collaborazione con:
Fondazione del Piemonte per l’Oncologia

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