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Chirurgia d'urgenza, si lavora a standardizzazione approcci

Marini (Acoi), check list per realizzarla, anche se non è facile

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Una larga parte dell'attività chirurgica viene eseguita in urgenza. Questo settore della chirurgia è quindi molto importante e serve il più possibile, oltre che la formazione dei giovani e dei meno giovani, standardizzare gli approcci clinici, chirurgici e gestionali del paziente. A spiegarlo, dal 38esimo congresso dell'Acoi (Associazione chirurghi ospedalieri italiani) in corso a Matera, è il presidente Pierluigi Marini. Marini spiega che i chirurghi, attraverso un network nazionale, mirano a "lanciare una check list che permetta di standardizzare il più possibile anche se in urgenza è molto difficile, ma necessario". "Abbiamo fatto uno studio multicentrico - aggiunge il presidente Acoi - un grande lavoro. E bisogna andare verso questa strada". "La chirurgia d'urgenza - prosegue - è un fatto organizzativo, di formazione chirurgica, un approccio diverso ai nostri pazienti. È importante parlare di tutti e tre questi punti di vista. Dal punto di vista organizzativo perché ce lo chiedono le regioni (l'organizzazione di queste attività in Hub e Spoke cioè in centri ad alto flusso e centri a minor flusso, Dea di primo livello, di secondo livello, centralizzazione dei pazienti a più importante impatto clinico). È un argomento molto importante di cui si è iniziato da tempo a discutere, ma che necessità sempre di un upgrade. Perché cambiano le esigenze dei pazienti e anche purtroppo le problematiche e le difficoltà dentro i nostri ospedali. È un tipo di attività che prevede una rete. Una sostenibilità sia istituzionale che scientifica. Noi siamo la parte scientifica e facciamo del nostro meglio, speriamo che anche quella istituzionale ci segua sempre. In questo tipi di attività il tipo di organizzazione fa la differenza: sull'outcome del paziente e molte volte sulla sua vita". Dal congresso Marini ricorda poi che sono stati lanciati degli alert importanti: primo fra tutto quello della crisi della formazione, "un sistema che va riformato e che provoca a propria volta "una crisi di 'vocazioni': tutto insieme poi determina una riduzione della comunità dei chirurghi. Perché i giovani non scelgono più di fare chirurgia. Questo è un grosso problema che se si somma all'altro grande problema del contenzioso medico legale che sta inducendo anche i meno giovani a uscire dall'Ssn crea in alert nazionale che stiamo già vivendo. Non è qualcosa di previsionale, ma già in corso. E su questo le istituzioni ci devono ascoltare. È un argomento che non è più rinviabile".

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