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Osteosarcoma, nuove prospettive dall'estratto di foglie di agave

Numerosi farmaci in oncologia provengono da composti naturali

Redazione ANSA ROMA

 Aurora Tomaselli aveva 13 anni quando un tumore raro, un osteosarcoma, che colpisce i giovani e che fa registrare ogni anno in Italia 100-120 casi, l'ha portata via. Ha scoperto di avere una neoplasia dopo essersi graffiata con una pianta di agave. Sognava di diventare ricercatrice e avrebbe desiderato studiare proprio l'effetto dell'agave sulla sua malattia. I genitori hanno voluto portare avanti la ricerca con fondi dell'associazione che porta il suo nome: oggi è stato presentato, al convegno 'Agave: Squarci di Luce', il risultato di uno studio proprio sull'agave.

Dalla ricerca, dell'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma e pubblicata su Cancer Letters, emerge che l'estratto di foglie di agave ha un effetto antitumorale e nelle cellule di osteosarcoma si è dimostrato come inibisca la vitalità e migrazione. La ricerca è stata condotta su cellule umane in vitro e come spiega Giovanni Blandino, che dirige il laboratorio di oncogenomica ed epigenetica "apre la prospettiva al fatto che questo estratto naturale così potente potrebbe essere un presidio terapeutico importante a supporto (e non in sostituzione delle terapie tradizionali) per i pazienti". "È un punto di partenza- precisa Blandino- abbiamo il dovere di caratterizzare ulteriormente i meccanismi molecolari con cui l'agave aggredisce l'osteosarcoma, la sperimentazione clinica dovrà invece testare sui pazienti i risultati". Molti farmaci utilizzati in oncologia provengono da composti naturali. Per la precisione, come spiega la dottoressa Alessandra Longhi, dell'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, "c'è un 50% dei farmaci che utilizziamo in oncologia derivati dalle piante: o totalmente o parzialmente". Secondo Longhi "la ricerca di base non deve avere pregiudizi". "Nel 2007 è stato condotto uno studio sul vischio come terapia di mantenimento in pazienti liberi da malattia ad alta probabilità di ricadute - evidenzia- e abbiamo avuto una percentuale maggiore di pazienti che non hanno avuto ricaduta rispetto a un altro gruppo che ha fatto una terapia per le ossa".(ANSA).
   

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