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Cresce il fronte anti-smog, anche il Lazio chiude ai vecchi diesel

A un mese e mezzo dall'entrata in vigore delle misure in Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto, seguiranno Campania e Sicilia

Raniero Nanni

Si allarga in Italia il fronte delle regioni anti-smog che hanno deciso di vietare i diesel più vecchi ed inquinanti per migliorare la qualità dell'aria, un problema particolarmente sentito nei grandi centri urbani. 

A un mese e mezzo dall'entrata in vigore delle misure previste dall'accordo tra il ministero dell'Ambiente e quattro Regioni del Bacino Padano (Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto), oggi il Lazio ha firmato un analogo accordo anti-smog, e sarà seguito da Campania e Sicilia.

Limitazioni alla circolazione dei veicoli maggiormente inquinanti già a partire dal primo gennaio 2019, rete di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici, obbligo di caldaie per il riscaldamento a basse emissioni, promozione di carburanti alternativi. Questi alcuni dei punti principali del pacchetto di misure previste dall'accordo - siglato dal ministro Costa e dal governatore del Lazio Zingaretti - sul miglioramento della qualità dell'aria a Roma, nei comuni vicini, e nella valle del Sacco. L’accordo prevede un investimento complessivo da parte del ministero di 4 milioni e l’impegno a trovare altre risorse per l’attuazione del protocollo. Con queste risorse il ministero si impegna a contribuire alla limitazione della circolazione dei mezzi più inquinanti, alla diffusione dei carburanti alternativi, alla mobilità sostenibile, zone a traffico limitato, car sharing. Inoltre intende promuovere iniziative per accelerare nel breve periodo la progressiva diffusione di veicoli a basse emissioni al posto dei mezzi diesel; e nel medio periodo alla riduzione dei veicoli circolanti nelle aree urbane. Il ministero si attiverà anche per “le opportune procedure di concerto con il ministero dell’Economia per reperire le risorse necessarie a finanziare la sostituzione dei veicoli oggetto di divieti da applicare entro il primo gennaio 2019”. La regione Lazio aggiunge altri 6 milioni; di questi, 2 saranno subito utilizzabili per interventi da parte dei Comuni. E si impegna a prevedere una serie di misure ad hoc conto l’inquinamento dell’aria. Tra cui limitazioni progressive negli anni alla circolazione dei veicoli più inquinanti, promuovere una rete di infrastrutture per carburanti alternativi, la realizzazione di stazioni di ricarica per mezzi elettrici, promuovere la mobilità ciclistica e pedonale, regolamentare in modo omogeneo l’accesso nelle zone a traffico limitato, promuovere il car sharing anche con carburanti alternativi, prevedere una serie di divieti sulle caldaie domestiche, promuovere soluzioni innovative come per esempio le vernici per esterni e edifici che assorbono lo smog (le Pm10, polveri sottili), l’incentivazione del trasporto pubblico locale, e misure di riqualificazione energetica. Il ministro dlel'Ambiente Costa dal canto suo "ha messo a disposizione risorse economiche e incentivi per il cambio dell’auto e per avviare un percorso di incentivazione bonus malus offrendo la possibilità di far pagare meno a chi inquina meno".

Nel mirino delle istituzioni ci sono le auto e i veicoli commerciali diesel fino a Euro 3. Per questi il piano per le regioni del Bacino Padano, firmato nel giugno del 2017, prevede uno stop dal lunedì al venerdì e dalle 8.30 fino alle 18.30. Nell'Emilia Romagna, inoltre, lo stop riguarda anche gli Euro 4, più moderni, ma non in linea con gli ultimi standard ambientali. Un numero ingente di mezzi, pari a 5 milioni per i diesel fino a Euro 3, la cui messa fuori gioco cambierà drasticamente la vita di tutti i giorni di tanti cittadini, con il rischio di complicazioni per chi si deve mettere alla guida. Le limitazioni alla circolazione, nate per tentare di controllare una situazione che è stata già sanzionata dalla Ue, non sono infatti uniformi in tutto il vasto territorio interessato e fanno capo, oltre che ai 'Piani integrati regionali', alle amministrazioni comunali delle località coinvolte, ovvero quelle con più di 30mila abitanti, che dovrebbero aver predisposto le delibere attuative.

Interessate dai provvedimenti, secondo un'indagine condotta da Facile.it, che ha rielaborato i dati ufficiali del ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, sono cinque milioni di auto diesel Euro 3 o inferiori, che risultano ancora iscritte nei registri della motorizzazione (il 12,9% dell'attuale parco auto private destinate al trasporto persone presente in Italia). Facile.it è riuscito a disegnare la mappa delle automobili diesel presenti sul territorio e ha evidenziato anche come le Euro 3 o inferiori siano quasi un terzo (29,89%) delle auto private alimentate a gasolio ancora potenzialmente in circolazione. Nel dettaglio, l'indagine rileva che la diffusione di questo tipo di vetture sia maggiore nelle regioni del meridione, che occupano le prime otto posizioni della classifica nazionale. In vetta si trovano il Molise e la Basilicata, aree dove più di 1 auto privata su 5 è un diesel Euro 3 o inferiore (rispettivamente il 21,9% e il 21,7%). Seguono la Calabria con una percentuale pari al 19% e la Puglia, con il 18,5%. Giù dal podio, ma con valori decisamente superiori alla media nazionale, anche Sicilia (17,2%), Campania (16,7%) e Abruzzo (15,4%). Osservando la graduatoria nel senso opposto, invece, è la Valle d'Aosta a risultare prima. In quella regione solo l'8,5% delle auto private appartiene alla categoria diesel Euro 3 o inferiore. A seguire si trovano Toscana (8,7%), Friuli Venezia Giulia (9,1%) e Liguria

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