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Troppa arte in cantina, museo adotta metodo Marie Kondo

Troppa arte in cantina, museo adotta metodo Marie Kondo

Indianapolis fa classifica, elimina scarti e doppioni

NEW YORK, 12 marzo 2019, 12:27

di Alessandra Baldini

ANSACheck

Indianapolis Museum of Art foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Indianapolis Museum of Art foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA
Indianapolis Museum of Art foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Troppa arte in cantina e un museo americano adotta il "metodo Marie Kondo": l'Indianapolis Museum of Art, dopo avere a sorpresa cancellato piani da 14 milioni di dollari per raddoppiare lo spazio dei suoi magazzini, si e' imbarcato in ambizioso sforzo per dare un voto, dalla A alla D, a 54 mila pezzi della collezione, relegando il 20% in una categoria che include opere di scarto o doppioni da mettere in vendita o regalare ad altre istituzioni.
    Per il mondo della cultura e' l'equivalente del metodo con cui la giapponese Kondo sta convincendo gli americani a liberarsi dal peso superflui di acquisti sbagliati o compulsivi, o di regali e eredita' non gradite. "La marcia a costruire magazzini dopo magazzini non e' piu sostenibile", ha detto al New York Times Charles Venable, il direttore del museo di Indianapolis, oggi all'avanguardia in un gruppetto di altri pionieri che stanno cercando una via di uscita alla crisi creata dalla voracità' dei loro predecessori. "Non e' un vantaggio per nessuno avere milioni di opere d'arte che languiscono nelle cantine: costa moltissimo a noi, mentre sarebbe meglio consentire ad altri di ottenere opere d'arte che possono essere meglio apprezzate", ha detto il direttore del MoMA Glenn Lowry.
    Il MoMA, che regolarmente riesamina le sue collezioni e che nel 2017, tra mille polemiche, vendette un importante Leger al museo di Houston, sta tuttavia per concludere un vasto progetto di rinnovo per allargare gli spazi espositivi.
    Un problema per i musei e' che acquistare e' piu' facile che dismettere: spesso tra i patrimoni delle istituzioni culturali Usa ci sono lasciti vincolati dalle disposizioni capestro dei donatori: nel 1985 la filantropa Wendy Renes dono' al museo di Dallas 1.400 opere della collezione di famiglia a patto che fossero esposte in cinque stanze che ricreavano esattamente la sua villa in Francia, comprese le pantofole sotto il letto. C'e' chi teme di pentirsi a cose fatte, chi pensa che i musei servano anche agli studiosi, non soltanto al pubblico: "Compito del museo e' preservare l'eredita culturale dell'umanità'", ha detto Max Hollein, il direttore del Metropolitan, anche se d'ora in poi il museo su Fifth Avenue si concentrerà "non tanto su quello di cui abbiamo bisogno ma su cio' che abbiamo e su come meglio mostrarlo".
   

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