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Società & Diritti

Più cura, aiuto, volontariato, beneficenza. Dopo il covid-19 saremo migliori

Non solo pandemia e lutti, la società si è unita con la ‘lezione’ del coronavirus

ITALY PANDEMIC CORONAVIRUS COVID19 © ANSA
  • di Agnese Ferrara
  • 03 maggio 2020
  • 01:09

Come saremo dopo questa pandemia? Cosa ci sta facendo capire il coronavirus, oltre la ricerca di nuovi farmaci e strategie anti-contagi? La reazione della collettività all’emergenza che ha stroncato tante vite sta cambiando il concetto di ‘cura’, allargandolo a campi una volta considerati a margine. La cura è uscita dagli ospedali, sotto la spinta dell’allarme e delle grida dei medici e del personale sanitario, stremato dalla stanchezza. Il loro appello ha ‘iniettato’ il comportamento collettivo di un nuovo spirito ‘umanitario’, che sta cambiando la società. Quanto durerà?vParte dal sincero grido di allarme ‘aiutateci, cittadini uniti’ lanciato dal sistema sanitario nazionale (chi dimentica la foto dell’infermiera addormentata per la stanchezza sulla scrivania di una sala ospedaliera o delle ferite sul volto del personale sanitario provocate dal lungo uso dalle maschere ani contagio?), il sociologo Fabio Folgheraiter, docente di metodologia sociale all’Università Cattolica di Milano, autore di numerosi studi sul social work e sulle politiche dei servizi sociali. Lo studioso fotografa la situazione italiana e, con l’aiuto del dibattito avuto con i suoi studenti universitari durante le video-lezioni delle ultime settimane, riflette sul nostro futuro nel nuovo saggio, in formato e-book, ‘Breve lezioni di metodologia del lavoro sociale’ (edito da Erickson).

L’autore ci invita a riflettere sul grido d’allarme dei medici che ha risvegliato i cittadini rendendo la ‘cura’ un concetto collettivo che si è ramificato sul territorio, nei quartieri e nelle strade. Non siamo solo rimasti chiusi in casa, preoccupati ed isolati.Volontariato, beneficenza e impegno lasceranno il segno?

“Essere utili per gli altri è stata la migliore medicina e tutta la società si muove, finalmente, - sottolinea Folgheraiter. - Ci vorrà del tempo per comprendere la portata di quello che stiamo vivendo ma alcuni aspetti sono piuttosto chiari. Possiamo essere più sensibili, più attenti, più rispettosi delle fragilità degli altri e delle nostre. Il coronavirus ci sta facendo concentrare sull’ umano e quando tutto sarà passato saremo migliori in molte cose che faremo”. Esiste un senso più profondo che va ricercato nel concetto di ‘relazione di aiuto’ fra malati e sani, entrambi supportati in modo reciproco. Anche i medici si sono ammalati, entrambi i poli del sistema sono fragili e il sistema ha chiesto aiuto al sociale e lo ha fatto in modo genuino aggiungendo una forza morale che non trasmette in tempi normali, perché stavolta ne ha avuto davvero bisogno. Ha chiesto aiuto per non ritrovarsi strozzata da una domanda di cure impazzita e perciò anche per il proprio bene. Lo ha fatto richiedendo a tutti noi l’abilità, per nulla facile, a non uscire di casa e a seguire accortezze igieniche rigorose.

Tutti noi abbiamo accolto l’appello e l’esperto osserva come non solo abbiamo ubbidito alle regole ma ci siamo fatti carico della cura e lo fa citando molti settori emblematici, come gli operatori sociali, "ognuno di loro sa che è proprio di fronte a gravi problemi comuni che le persone si sentono spinte a reagire, ad associarsi e cooperare, smettendo di fare ciascuno i fatti propri, - precisa Folgheraiter.

Tra le più ammirevoli manifestazioni di welfare, realizzate sui territori martoriati dal virus nelle lunghe settimane di emergenza, l’autore osserva il grande lavoro dei volontari, da quelli delle ambulanze, che hanno risposto ad un carico di richieste enorme, al volontariato di quartiere, legato alle Caritas o ad associazioni caritative che si stanno occupando di consegnare la spesa e i pacchi viveri. Sotto traccia, inoltre, la massa di persone che stanno svolgendo un ramificato lavoro assistenziale sommerso. Sono moltissimi: dalle ‘sentinelle’ di vicinato ai vicini di pianerottolo, di condominio, di quartiere, che consentono alle persone più fragili o disorientate di poter contare su di loro. Seguono gli ‘operatori di strada’, che si dedicano a chi è senza casa o che ‘lavora’ per strada, un numero incalcolabile di persone invisibili. E ancora i medici professionisti che, in modo volontario, sono entrati in servizio nelle strutture sanitarie pubbliche. Inoltre le raccolte fondi e le donazioni alla protezione civile e ai centri ospedalieri. Tutti coinvolti, dalle organizzazioni specializzate in fund raising ai singoli cittadini.

“La nostra cultura occidentale è potentemente scossa da questa pandemia che ci dà anche spunti preziosi. L’intera società italiana si è attivata, in modo straordinario. Tutti ci stiamo facendo in quattro e la lotta per la salute è dell’intera società, profondamente cambiata” conclude Folgheraiter. Tutto questo dolore, tutte queste nuove esperienze e risorse perciò non potranno andare persi facilmente.

Il libro ‘Brevi lezioni di metodologia del lavoro sociale, impartite da un’umanità impaurita’ di Fabio Folgheraiter è un e-book acquistabile dal sito https://www.erickson.it/it/welfarevirus al costo di 2,99 euro e il ricavato delle vendite sarà devoluto all’ospedale ‘Sacco’ di Milano.

  • di Agnese Ferrara
  • 03 maggio 2020
  • 01:09

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