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Fenomenologia della rottura, come lasciarsi senza farsi troppo male

Fenomenologia della rottura, come lasciarsi senza farsi troppo male

Tra tante guide per conquistare, una per affrontare il lutto amoroso

07 ottobre 2018, 23:29

di Anna Lisa Antonucci

ANSACheck

una coppia. foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

una coppia. foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA
una coppia. foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

‘’Falla ridere se ha i denti guasti’’ ti disinnamorerai più facilmente e con meno dolore. Il consiglio arriva da Ovidio che, nel suo ‘Rimedi d’amore’, ricorda che con alcuni accorgimenti, come quello appena suggerito, Didone non si sarebbe arsa viva e Medea non avrebbe assassinato i suoi figli. Dunque, per non soffrire di un abbandono, esasperare i difetti del partner, fuggire l’ozio tenendosi impegnati, ricordare solo i momenti brutti della relazione, e soprattutto non conservare e rileggere ''le dolci lettere dell’amata''.
Tutti, nella vita, siamo stati lasciati o abbiamo lasciato, un partner, un fidanzato o una fidanzata, un marito o una moglie, e mentre è molto facile innamorarsi, dividersi è sempre doloroso, spesso anche per chi vuole quella separazione. Eppure non esistono testi che aiutino ad affrontare il lutto amoroso. Ci sono infinite guide per conquistare un uomo o una donna , ma nessuna che spieghi come lasciarsi senza farsi male. Esistono decine di studi scientifici sul corteggiamento e neanche una fenomenologia della rottura. Le cause degli abbandoni sono spesso simili ma ognuno vive il dolore che ne consegue a modo suo e con tempi propri. C’è chi, forte del famoso detto, chiodo scaccia chiodo, si butta immediatamente in una nuova storia e chi rimpiange per anni quello che viene idealizzato come l’unico amore della vita. In quest’ultimo caso non è raro che alla lunga si perdano anche gli amici, stanchi di sentire sempre la stessa lamentazione. Servirebbe, dunque, un vademecum su ‘come lasciarsi senza farsi troppo male’ e secondo quello che era il pensiero dell’editore Giulio Einaudi, poichè tutti i libri il cui titolo comincia con ‘come’, questo manuale farebbe la fortuna del suo editore e la felicità dei cuori infranti.

 Nel frattempo un consiglio arriva da un prode e giovane bibliotecario che avendo constatato come ‘’Il mondo sia zeppo di rovine sentimentali così sconsolate da non dare alcun indizio della propria felice origine’’ e riflettendo sul fatto che ‘’a nessuno verrebbe in mente che prima di strapparsi il cuore a morsi quella donna e quell’uomo abbiano organizzato un matrimonio festoso e allegro’’, con a disposizione più libri di chiunque altro, ci insegna a guarire dall’abbandono con la letteratura. Gabriele Di Fronzo, nel suo libro appena uscito per Einaudi ‘Cosa faremo di quest’amore’ parte dalla constatazione che in letteratura quasi ogni storia è la storia di qualcuno che abbandona o è abbandonato. Da Anna Karenina a Madame Bovary, dall' Emengarda di Manzoni all' Arianna di Teseo. Tutte storie che ci fanno capire che ‘’amore e separazione sono gemelli siamesi’’ scrive l’autore e che le relazioni sentimentali da sempre finiscono, così come da sempre gli uomini e le donne continuano ad andare avanti e a ritrovare la felicità. Salvo alcune eccezioni come la signorina Havisham di ‘Grandi speranze’ di Dickens, lasciata ad un passo dall’altare, e che da allora non si è più tolta l’abito da sposa e vive davanti alla tavola imbandita, per il ricevimento di nozze, ormai muffita e piena di ragnatele. Alla signorina Havisham così come a tutti quelli che soffrono per l’abbandono d’amore sarebbe bastato forse mettere in atto alcuni facili accorgimenti per provare meno dolore come ad esempio, suggerisce Di Fronzo,‘’nascondere ai propri occhi il bottino degli oggetti raccolti nel periodo felice’’.

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