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Pomodoro, la salsa che non sfrutta i braccianti esiste e si chiama Sfruttazero

Pomodoro, la salsa che non sfrutta i braccianti esiste e si chiama Sfruttazero

5/o anno progetto produzione etica senza caporali con associazioni Solidaria e Diritti a Sud

BARI, 17 agosto 2018, 15:37

di Isabella Maselli

ANSACheck

Diritti a sud, raccolta pomodori 2018 Siliman Musse, foto courtesy di Alessandro Bollino - RIPRODUZIONE RISERVATA

Diritti a sud, raccolta pomodori 2018 Siliman Musse, foto courtesy di Alessandro Bollino - RIPRODUZIONE RISERVATA
Diritti a sud, raccolta pomodori 2018 Siliman Musse, foto courtesy di Alessandro Bollino - RIPRODUZIONE RISERVATA

 "Salsa di pomodoro con lo 0% di sfruttamento". È il progetto "Sfruttazero" realizzato dalle associazioni Diritti a Sud (Nardò, LE) e Solidaria (Bari), giunto al quinto anno, per la produzione e vendita di salsa di pomodoro da coltivazioni agroecologiche.
   

L'obiettivo è trasformare il pomodoro da simbolo dello sfruttamento del caporalato nelle campagne pugliesi in un'attività lavorativa collettiva e solidale. "Sfruttazero" nasce nel 2014 su iniziativa dell'associazione barese "Solidaria" e, dall'anno successivo, collabora con "Diritti al Sud" di Nardò. Un gruppo di migranti africani e italiani coltivano e raccolgono pomodori su un terreno alla periferia di Bari e di Nardò, ne fanno salsa e la vendono in mercatini, spacci popolari e piccole botteghe grazie alle reti nazionali "Fuorimercato" e "Genuino Clandestino" . Ciascun lavoratore, regolarmente assunto, viene retribuito 7 euro netti l'ora per un massimo di 6-8 ore lavorative al giorno. Quando il progetto è cominciato, 4 anni fa, sono state prodotte e vendute 600 bottiglie. Quest'anno si stima una produzione di 25mila bottiglie.
    Il 2% del ricavato viene destinato ad una cassa di mutuo soccorso con cui le associazioni sostengono tra le altre cose, le vertenze dei loro connazionali sfruttati nei campi. Un altro 8% va ad attività sociali e di formazione, mentre ben il 40% del totale è utilizzato per pagare i compensi dei lavoratori. È tutto scritto sulla "etichetta narrante" delle bottiglie di salsa, prenotabili anche via mail e sulla pagina Facebook Quest'anno una parte della produzione di salsa viene effettuata nel cortile di Villa Roth, un immobile pubblico abbandonato nel quartiere San Pasquale di Bari in cui vivono in autogestione 15 famiglie di italiani e migranti africani.
    Proprio a Villa Roth aveva vissuto per qualche tempo Joseph Isaac Ismel Awuku, 24enne del Ghana,, uno dei dodici braccianti agricoli morti il 6 agosto mentre tornavano da una giornata di lavoro nei campi di pomodoro del basso Molise. "Conoscevamo Ismel, veniva spesso a dormire qui e ci è stato fino a qualche settimana fa, prima di partire per Foggia" ha detto Moro, uno dei 40 ospiti di Villa Roth. Dopo la morte dei loro connazionali e colleghi braccianti, i ragazzi di Villa Roth hanno deciso di partecipare alla "marcia dei berretti rossi" che si è tenuta l'8 agosto dall'ex ghetto di Rignano a Foggia, portando lo striscione di "Sfruttazero".

Dopo la prima e bellissima esperienza - dicono a Diritti a Sud di Nardò -  abbiamo deciso di continuare e, recuperando dei terreni abbandonati ottenuti grazie a dei contratti di comodato d'uso gratuito, abbiamo prodotto confettura extra di uva e olio extravergine di oliva. I nostri terreni si trovano nel Salento, nei dintorni della città di Nardò, che è una delle tappe principali della migrazione da un ghetto all'altro delle regioni del centro sud, di migliaia di persone provenienti dall'Africa e sfruttate nei campi come braccianti. Acquistare i prodotti Sfruttazero pertanto significa sostenere il nostro lavoro e aiutarci a dare forma concreta alla convinzione che è davvero possibile praticare forme di economia solidali, rispettose della natura e del lavoro dell'uomo".

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