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Anche il lusso soffre il virus, - 25% nel primo trimestre, fino al 35% nell'anno

Anche il lusso soffre il virus, - 25% nel primo trimestre, fino al 35% nell'anno

Studio Bain-Altagamma, nel 2025 si tornerà a salire con la Cina che "prende tutto"

MILANO, 08 maggio 2020, 01:13

di Claudia Tomatis

ANSACheck

Dior a Parigi chiuso per il contenimento dal coronavirus © ANSA/AFP

Dior a Parigi chiuso per il contenimento dal coronavirus © ANSA/AFP
Dior a Parigi chiuso per il contenimento dal coronavirus © ANSA/AFP

Il lusso dei beni personali ha perso il 25% nel primo trimestre e il secondo sarà peggiore, ma andrà meglio nell'ultima parte dell'anno, così da arrivare a fine 2020 con una perdita del 25%-35%, con un giro d'affari di 180-220 miliardi di euro. Per tornare ai livelli del 2019 (281 miliardi) bisognerà aspettare il 2022-2023 (275-285 miliardi) e per la crescita, tra il 2% e il 3%, il 2025 (320-330 miliardi).
    Emerge da uno studio di Claudia D'Arpizio e Federica Levato di Bain, diffuso con la Fondazione Altagamma, che riunisce 107 marchi italiani del lusso tra moda, gioielleria, food & beverage, hospitality, automotive e yacht. "Abbiamo di fronte un periodo di enorme incertezza, in cui al momento tutto dipende dalle misure di politica sanitaria per il contenimento del coronavirus. Si tratta di governare l'incertezza" ha commentato il presidente di Altagamma, Matteo Lunelli, presidente e ceo di Cantine Ferrari, presentando con Stefania Lazzaroni, direttore generale Altagamma, le previsioni sui consumi mondiali di settore.
    Nel 2025, il termine di lungo periodo in cui è stimato il ritorno della crescita, la Cina diventerà il Paese più rilevante (26-28%, ora 11%) per il lusso e i consumatori cinesi rappresenteranno quasi il 50% (35% nel 2019) degli acquisti di settore a livello globale. L'online nel 2025 conterà per il 28-30% (12% nel 2019). La fascia demografica sotto i 45 anni contribuirà al 150% della crescita, con le cosiddette generazione Z (nati dal 1997) e Y (i "millenial", nati tra il 1981 e il 1996) che costituiranno il 50%. L'industria del lusso dovrà adattarsi seguendo i cambiamenti dei consumatori, attraverso ad esempio un'attenzione maggiore alla sostenibilità, alla ricerca di emozionalità nei negozi, per stabilire una relazione di lungo periodo col consumatore, posizionandosi per questo con rinnovata capillarità. A breve invece, ma solo dopo qualche mese d'inerzia, sono all'orizzonte delle M&A, vista la crisi di liquidità.
    A certificare le perdite, Altagamma ha fornito la variazione del consunsus degli analisti per il 2020, con un Ebitda passato dal +4,5% della stima fornita a novembre 2019 al -30% attuale.
    La profittabilità delle imprese del lusso viene data in diminuzione del 30%. L'hard luxury, ovvero gioielli (-22%) e orologi (-25%), e l'abbigliamento (-21%) sono le categorie che soffriranno di più. Pelletteria (-16%) e cosmesi (-11%) i prodotti che meno decresceranno. Le aree previste più in sofferenza sono Europa (-29%) e Americhe (America Latina -21% e Nord America -22%). Meno l'Asia (-5%), con una grande influenza della Cina.
   

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