Il silenzio della famiglia Borsellino
finora "è stato dettato dalla fiducia nello Stato, la principale
eredità morale che ci ha lasciato mio padre" ma "fin dai primi
minuti" dopo l'attentato "non ci fu la volontà di preservare il
luogo del'eccidio: la borsa per esempio fu consegnata senza
avere cura di verificare l'identità delle persone a cui si
dava". Lo ha detto ieri sera Fiammetta Borsellino ospite della
trasmissione Che tempo che fa, condotta da Fabio Fazio. In un
altro passaggio, Fiammetta Borsellino ha accusato il fatto che i
processi "sono stati caratterizzati da fortissime anomalie" con
le indagini affidate a Tinebra, molto vicino alla massoneria e a
magistrati che dicevano apertamente che non avevano le
competenze necessarie o erano alle prime armi". E ancora, la
figlia di Borsellino ha accusato il fatto che le indagini furono
delegate ad Arnaldo La Barbera "che da un lato era un
poliziotto, dall'altra riceveva buste paga dal Sisde".
Rispondendo ad una domanda di Fazio se avesse avuto risposta ad
alcuni degli interrogativi posti tempo fa sul quotidiano La
Repubblica, Borsellino ha detto di non avere "avuto alcuna
risposta neppure quando ho sollecitato il Csm. Eppure ho dato io
stessa un contributo personale. Dopo 25 anni è stata quasi
compromessa per sempre la possibilità di avere una verità, non
si può lasciar passare neppure un giorno. Mi fido di chi ci darà
risposte concrete, di chi, essendo esposto, svolge il suo lavoro
con sobrietà. Non mi fido di chi si espone alle liturgie
dell'antimafia". Tra i possibili motivi per i quali Paolo
Borsellino è stato vittima dell'attentato, per la figlia c'è il
fatto che fu tra coloro che istruirono il maxi-processo ma forse
anche le sue indagini sugli appalti "questo dossier però fu
archiviato il 20 luglio", ovvero subito dopo l'attentato.
"Sicuramente fu un ingenuo quando disse che sapeva chi aveva
ucciso il suo amico Falcone, non fu mai ascoltato dalla procura
di Caltanissetta", ha aggiunto la figlia. Infine sull'incontro
con i fratelli Graviano in carcere, la figlia del magistrato ha
detto che "il motore di quell'incontro è stata la necessità di
dare voce ad un dolore profondo inflitto alla famiglia ma anche
alla società, lo chiamo il mio viaggio nell'inferno. Il
sentimento prevalente non è stata la rabbia ma solo la tristezza
e il dolore di chi non riesce a far fare il passo in più che dà
dignità alla persona. Riparare un danno non può voler dire stare
in carcere muto". Intanto il gruppo di Forza Italia in
Commissione parlamentare antimafia e la vicepresidente della
Commissione, Jole Santelli, hanno chiesto al presidente
dell'Antimafia, Nicola Morra, di sentire la figlia di Borsellino
in audizione.
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