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La 'focaccera' di Casa Puglisi

La 'focaccera' di Casa Puglisi

A Modica, donne in difficoltà producono e vendono il cioccolato

ROMA, 14 settembre 2018, 16:03

Redazione ANSA

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Casa Puglisi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Casa Puglisi - RIPRODUZIONE RISERVATA
Casa Puglisi - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Agnese Malatesta) Un 'nido' che accoglie donne con figli in difficoltà. Avviene in nome di don Giuseppe Puglisi, il prete ucciso a Palermo il 15 settembre di 25 anni fa. Avviene in una 'Casa' che nasce nei primi anni '90 per iniziativa della Caritas diocesana di Noto e che poi nel 1997 viene intitolata al sacerdote che ne ispira principi ed attività. Avviene nella Sicilia di don Pino, a Modica, in provincia di Ragusa, nella città nota nel mondo per il suo cioccolato. E cioccolato e focacce sono prodotte e vendute per far vivere la Casa e far ripartire tante storie di vita. Nicoleta è la 'focaccera' con più anzianità lavorativa della Casa. E' una donna romena di 37 anni, giunta qui cinque anni fa con i due figli, all'epoca di un anno e mezzo e tre anni e mezzo. Alle spalle un matrimonio problematico con un uomo italiano. E' lei che dice: "Arrivare in questa casa per me e i miei figli è stata una salvezza. E' stato come un nido. Ero ferita e mi hanno curata, mi stanno insegnando a volare". "Abbiamo voluto dedicare la nostra struttura a don Puglisi perché siamo rimasti colpiti dall'esempio di questo prete, battagliero e positivo. Un modello di incarnazione del Vangelo.
    Abbiamo tante attività, aperte alla città ma in via prioritaria - spiega Salvo Garofalo, assistente sociale della Casa e presidente della Cooperativa sociale che appunto gestisce il Laboratorio dolciario e la Focacceria - accogliamo donne sole con figli, donne italiane e migranti. Persone segnalate dai servizi sociali". La cooperativa sociale nasce nel 2005 per dare un'opportunità lavorativa alle donne ospitate nella Casa. "Non volevamo che fosse un luogo di parcheggio - precisa Garofalo - ma un luogo dove durante il temporaneo stato di fragilità le donne potessero anche ricevere un'educazione al lavoro. Prodotti da forno, salati e dolci, e la cioccolata sono fatti dalle nostre donne e da loro vengono venduti". Al momento la Cooperativa conta 15 lavoratori, anche uomini, mentre gli ospiti della Casa sono 25; nel corso di questi anni sono stati accolti non meno di 180 fra donne e bambini. "Nonostante la crisi economica - tiene a dire il responsabile - non abbiamo mai licenziato nessuno. Riusciamo a stipulare contratti regolari o avviare stage o tirocini.
    Inseriamo al lavoro una decina di donne l'anno. A volte restano anni con noi ma l'obiettivo è avviarle tutte all'autonomia, ad una nuova vita". Salvo sottolinea che la vendita del cioccolato da loro prodotto ha la valenza della solidarietà. "A parità di qualità, il nostro cioccolato è solidale. E' destinato alle donne della Casa". Ora la Casa sta guardando a nuove attività lavorative. Quest'estate, a Villa Polara, una struttura di proprietà delle suore benedettine, è a disposizione dei turisti del luogo. 22 posti letto e l'uso della cucina e la possibilità di catering della focacceria e del laboratorio di dolci Don Puglisi. "Per questa attività siamo solo agli inizi. Intanto qui abbiamo inserito dei ragazzi immigrati. Ad esempio, uno di essi, un giovane africano fa il giardiniere". "Quando si arriva alla Casa - racconta Nicoleta - c'è un progetto di accoglienza ed integrazione. Volontari ed operatori si prendono cura dei nostri figli. Per loro ed anche per noi, se necessario, c'è un sostegno psicologico. Siamo come una famiglia allargata. Ci sono regole da rispettare, facciamo le vacanze insieme, facciamo le feste insieme ma c'è rispetto per la privacy di ognuno". La 'focaccera' anziana della Casa spiega che ora lei e i suoi figli vivono in un appartamento, al momento in uso gratuito: un'altra fase del suo percorso di crescita che presto si concluderà con la sua autonomia. "Lavoro con gran piacere. Qui ho imparato a cucinare, a gestire ed organizzare la cucina. Sono orgogliosa di imparare a vivere. Arrivare alla Casa di don Puglisi è stata una salvezza, un bene di Dio".
   

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