(ANSA)- PALERMO, 28 APR - Due ragazzi su tre sono certi che
lo Stato non fa abbastanza per sconfiggere le mafie, tre su
quattro sono convinti che i boss fanno parte dello Stato e, a
tratti, lo guidano. Per oltre l'87% dei giovani il rapporto tra
mafia e politica è "molto forte" o "abbastanza forte", al punto
da vedere nella corruzione della classe politica le ragioni
della sua diffusione al Nord (56,89%) e nella corruzione della
classe dirigente le ragioni della sua sopravvivenza (50,74%).
Infine, il rapporto con l'informazione: solo un ragazzo su 10 si
fida dei giornalisti, appena il 4,63% legge i quotidiani
cartacei, il 22,67% si affida a quelli on line, mentre un folto
57,49% preferisce la tv, e ben il 76% per informarsi attinge ai
social network - Instagram su tutti (91,93%) -, ponendo un'ombra
lunga sul pluralismo delle fonti e la verifica delle fake news.
Sono i risultati di un sondaggio sulla percezione mafiosa
condotto tra gli studenti dal centro studi Pio La Torre che sarà
presentato il 30 aprile. Un modo per onorare l'impegno portato
avanti da Pio La Torre e Rosario Di Salvo, assassinati dai
killer della mafia il 30 aprile di 38 anni fa. Un centinaio le
scuole che da tutta Italia hanno partecipato al Progetto
educativo antimafia e antiviolenza promosso dal centro. A essere
coinvolti per la prima volta nell'indagine sono stati anche
alcuni studenti-detenuti. "Le vittime di mafia? Sono degli
eroi". "Persone coraggiose che meritano rispetto, da ammirare",
"superuomini", hanno scritto. E ancora, "Cosa fare per
rafforzare la lotta alla mafia?", "Parlarne sempre di più",
"cambiare la politica", "prevenire la povertà". Sono solo alcune
delle risposte pervenute. "La crisi da Coronavirus ci costringe
a nuove forme di mobilitazione sociale e di comunicazione - ha
detto Vito Lo Monaco, presidente del centro studi - e sollecita
un adeguamento dell'impegno contro le nuove mafie e le loro reti
relazionali e corruttive create con parte della politica,
dell'imprenditoria e della società. Occorre prevenire i
tentativi della criminalità di approfittare del disagio sociale
e delle difficoltà delle imprese causati dall'epidemia".
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