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Carceri: Antigone, preoccupano minori segnalati per mafie

'In 5 anni +94%. Ma giustizia funziona, meno reati e detenuti'

Redazione ANSA ROMA

(di Melania Di Giacomo) (ANSA) - ROMA, 21 FEB - Meno reati e meno detenuti, 375 secondo gli ultimi dati disponibili: "segno che la giustizia minorile funziona". Anche se preoccupa l'aumento negli ultimi 5 anni dei minori segnalati dalle forze dell'ordine all'autorità giudiziaria per associazione di tipo mafioso: erano 49 nel 2014, e 95 nel 2018 (+93,8%). E' quanto emerge dal rapporto sugli Istituti penali per minorenni dell'associazione Antigone, intitolato quest'anno 'Guarire i ciliegi', in omaggio alla canzone 'Un medico' di Fabrizio De André. Si tratta di un dato che stride con il calo generale degli altri reati: fra il 2014 e il 2018 le segnalazioni sono diminuite dell'8,3%, passando da oltre 33.300 a 30.600. Calano gli omicidi (-46,6%), i sequestri di persona (-17,2%) e i furti (-14,03%). L'Italia, poi, ricorre alla detenzione dei minorenni in maniera residuale, perché "compito del sistema della giustizia minorile", spiega Susanna Marietti, coordinatrice di Antigone e curatrice del rapporto, "è promuovere ogni possibilità futura, facendo sì che il giovane percepisca di avere davanti a sé tutte le alternative di vita". Al 15 gennaio di quest'anno i detenuti sono 375, distribuiti in 17 istituti, da Caltanissetta a Treviso, in calo rispetto al 2017, quando erano 452. In quello stesso anno in Francia e Germania ne ospitavano 794, nel Regno Unito 895. "Numeri bassi che sono una buona notizia e che si accompagnano ad una diminuzione anche dei numeri della criminalità minorile", come evidenzia il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella. L'istituto con più presenze è quello di Nisida, con 45 detenuti al 15 gennaio, mentre alla stessa data a Caltanissetta ce n'erano solo 3. Le ragazze sono 23, 12 delle quali a Pontremoli, nell'unico interamente femminile. La permanenza è generalmente breve: in media 102 giorni nel 2019. Il 72% dei ragazzi entrati era in custodia cautelare. Il 70% dei delitti è commesso da italiani, che però rappresentano il 57,1% dei detenuti. I reati contro la persona, generalmente più gravi, riguardano solo il 17%. Il 62% ha commesso reati contro il patrimonio. Questo perché, sottolinea Antigone, l'istituto penale minorile, "funziona non come sanzione proporzionata alla gravità del fatto commesso, ma come strumento che l'autorità giudiziaria usa per incidere sul percorso trattamentale di ciascuno". A fronte di questo scarso ricorso alla detenzione, un ruolo rilevante è dato alle comunità di accoglienza, dove sono inseriti 1.104 ragazzi provenienti dall'area penale. La loro presenza è quasi raddoppiata negli ultimi 10 anni. (ANSA).
   

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