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Antigone, in un quarto carceri -3mq a testa

E ancora troppi pochi detenuti lavorano, circa il 25%

Redazione ANSA ROMA

(ANSA) - ROMA, 31 DIC - Nel 27,3% degli istituti penitenziari visitati dall'associazione Antigone, più di un quarto, sembrerebbero esserci celle in cui i detenuti hanno a disposizione meno di 3mq a testa di superficie calpestabile, una condizione che secondo la Cassazione italiana è da considerare inumana e degradante, in violazione dell'art. 3 della Convenzione europea dei dei diritti dell'uomo. Inoltre in più della metà degli istituti sono state trovate celle senza acqua calda disponibile e, in altri cinque, celle in cui il wc non era nemmeno in un ambiente separato dal resto della stanza.
    E' quanto emerge da un Rapporto diffuso oggi da Antigone che nel corso del 2019 Antigone, grazie alle autorizzazioni che dal 1998 riceve dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, ha visitato con i propri osservatori 106 istituti penitenziari, oltre la metà di quelli presenti in Italia. L'elaborazione dei dati raccolti è ancora in corso ma i dati che emergono dalle 66 schede già lavorate restituiscono un panorama preoccupante per la vita negli istituti. Anche sulla situazione sanitaria delle carceri, infatti, emerge preoccupazione. In un terzo degli istituti visitati non era presente un medico h24 ed in media per ogni 100 detenuti c'erano a disposizione 6,9 ore settimanali di servizio psichiatrico ed 11,6 di sostegno psicologico. Una presenza bassa se si considerano le patologie psichiatriche di cui soffre parte della popolazione detenuta. Dalle rilevazioni dell'osservatorio di Antigone è infatti emerso che il 27,5% degli oltre 60.000 reclusi assumeva una terapia psichiatrica.
    Inoltre 10,4% erano tossicodipendenti con un trattamento farmacologico sostitutivo in corso. Anche per quanto riguarda il lavoro la situazione non è migliorata rispetto agli anni passati, fa notare Antigone: i detenuti che lavoravano alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria sono, in media, circa il 25% e, nella maggior parte dei casi, questo impegno è solo di poche ore al giorno e non in tutti i giorni della settimana. Solo il 2,2% lavora per una cooperativa privata o per un datore di lavoro esterno.
    Infine, nel 30% degli istituti visitati, non c'è alcun corso di formazione professionale. "Se il lavoro è uno degli strumenti di maggior importanza per una effettiva risocializzazione del condannato, questi numeri testimoniano un sistema spesso schiacciato sulla funzione custodiale" sottolinea ancora il presidente di Antigone. "Un fattore quest'ultimo che emerge anche dando uno sguardo alla distribuzione del personale penitenziario, in maggioranza composto da agenti di polizia. In media, nelle nostre visite, abbiamo trovato un agente ogni 1,9 detenuti (uno dei dati più bassi in Europa), ed un educatore ogni 94,2 detenuti. Inoltre solo in poco più della metà degli istituti c'era un direttore a tempo pieno, con tutte le difficoltà di gestione della vita interna che questa mancanza comporta. A proposito di nuove assunzioni nelle carceri - conclude Patrizio Gonnella - speriamo che si sblocchi presto quella di giovani direttori. Il bando è fermo da troppo tempo. Ne va della finalità rieducativa della pena prevista dall'articolo 27 della Costituzione".(ANSA).
   

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