Sono circa 40 i detenuti del
carcere di Barcaglione di Ancona che hanno aderito al progetto
"Orto sociale in carcere" e che ogni anno producono 30 quintali
di ortaggi. Il progetto è organizzato in collaborazione con i
pensionati di Coldiretti Ancona che insegnano la gestione della
terra e supervisionano il lavoro. La presidente di Coldiretti
Ancona Maria Letizia Gardoni, insieme al direttore regionale
Enzo Bottos, ha visitato la struttura per conoscere meglio una
realtà che, da tre anni a questa parte, è stata resa possibile
dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria e dalla
Regione Marche. "L'agricoltura - commenta la Gardoni - raggiunge
il suo apice di valore quando sfocia nel sociale. Con questo
progetto, ormai consolidato, diamo la possibilità ai detenuti di
ritrovare la fiducia in se stessi e la spinta motivazionale". In
un terreno che dispone anche di serre riscaldate vengono
prodotti pomodori, peperoni, zucchine, ma anche cocomeri e
meloni. C'è persino un uliveto. Gli ortaggi vengono consumati
dagli stessi detenuti. Anche quelli che non lavorano. L'adesione
al progetto è volontaria ma grazie al passaparola sono sempre di
più quelli che si avvicinano al lavoro della terra. "Una volta -
racconta Antonio Carletti, presidente di Federpensionati
Coldiretti Ancona - un detenuto mi ha chiesto di insegnargli a
coltivare un orto perché fuori dal carcere, se non avesse
trovato lavoro, avrebbe potuto comunque aiutare la sua famiglia.
Mi ha colpito molto e mi ha fatto comprendere in pieno il valore
di questa iniziativa. A mio avviso andrebbe ulteriormente
valorizzata con un attestato di partecipazione. Una
soddisfazione in più per i detenuti".
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