Numerose mascherine, prodotte
"artigianalmente" da una sartoria di Roma, nel quartiere
Portuense, erano pronte ad essere messe in commercio, sebbene
non conformi alla normativa comunitaria e nazionale poiché
sprovviste del marchio di qualità CE. Il titolare dell'attività,
che aveva addirittura pubblicizzato la vendita dei manufatti, è
stato denunciato alla Procura della Repubblica di Roma per frode
in commercio dalle Fiamme Gialle del 3° Nucleo Operativo
Metropolitano della Capitale. Inoltre, nel retrobottega di una
farmacia sita nella zona di Guidonia Montecelio, al cui esterno
era esposto un cartello con l'indicazione "maschere esaurite", i
Finanzieri del Gruppo di Tivoli hanno trovato e sequestrato 228
dispositivi che venivano venduti al prezzo di 35 euro l'uno,
cinque volte superiore al valore di acquisto. Per il titolare e
tre suoi dipendenti è scattata la segnalazione all'Autorità
Giudiziaria di Tivoli per il reato di "manovre speculative su
merci", con conseguente richiesta di assegnazione dei
dispositivi alla Protezione Civile, affinché siano utilizzati
dagli operatori chiamati a gestire l'emergenza.
Altre 480 mascherine non in linea con gli standard di sicurezza
sono state scovate da militari della Compagnia di Frascati in
una rivendita alla Romanina, acquistate "in nero" e occultate
sotto il bancone. Anche in questo caso l'esercente è stato
denunciato alla Procura della Repubblica di Roma. Sono in corso
indagini per risalire all'origine della "filiera" illegale.
Dall'inizio dell'emergenza, sono state centinaia le attività
commerciali di Roma e provincia controllate dalla Guardia di
Finanza per verificare la corretta esposizione dei prezzi al
pubblico e sventare ogni possibile pratica speculativa, commessa
approfittando dell'aumento vertiginoso della domanda di
mascherine e disinfettanti.
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