Un "eroe borghese" l'aveva definito
Corrado Stajano nel suo libro. L'avvocato Giorgio Ambrosoli,
ucciso l'11 luglio di 40 anni fa, mentre si stava occupando in
veste di liquidatore della Banca privata Italiana di Michele
Sindona, è stato recentemente definito "a buon diritto eroe" dal
presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Valori basati su
una profonda fede cattolica, quelli di cui Ambrosoli era
portatore e che, evidentemente, a 40 anni di distanza dalla sua
uccisione, non sbiadiscono. Come non sbiadiscono le fotografie
in bianco e nero che lo ritraevano con la sigaretta all'epoca,
quando cercava di districarsi tra la documentazione volutamente
incomprensibile delle società e dei prestanome di Sindona il
quale per l'omicidio, eseguito dal mafioso italoamericano
William J. Aricò il giorno prima che Ambrosoli depositasse la
sua relazione sulla situazione disperata della banca, fu
condannato all'ergastolo. Ambrosoli sarà ricordato l'11 luglio
nell'Aula magna del palazzo di Giustizia di Milano.
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