L'inchiesta dei carabinieri,
scattata il 3 dicembre del 2012, portò allo scioglimento del
consiglio comunale di Ventimiglia e di Bordighera. Il Consiglio
di Stato, però, aveva stabilito che non vi erano gli elementi
per far decadere le amministrazioni di centrodestra guidate da
Gaetano Scullino e Giovanni Bosio. Il primo cittadino di
Ventimiglia e il city manager Marco Prestileo erano stati
accusati dall'ex segretario generale Achille Maccapani. Anche i
giudici della suprema corte, come quelli di primo grado e
d'appello lo hanno ritenuto inattendibile, confermando le
assoluzioni.
I processi in Tribunale a Imperia e in Appello a Genova
avevano però portato alle prime condanne per associazione
mafiosa in Riviera sottolineando la presenza della criminalità
organizzata calabrese che aveva come referente la famiglia
Marcianò a Ventimiglia.
In primo grado era stata riconosciuta la presenza di una
'locale' anche a Bordighera, riconducibile alle famiglie
Pellegrino e Barilaro. Il processo di secondo grado, invece,
negò questa possibilità, che era fondata su dichiarazioni di
alcuni pentiti. In primo grado Giuseppe Marcianò (morto nel
gennaio scorso) era stato condannato a 15 anni e 4 mesi e il
figlio Vincenzo a 7 anni e sei mesi, con loro, per il 416 bis,
vennero condannate altre otto persone.
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