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Responsabilità Editoriale Gruppo Italia Energia

L’(in)efficienza dello sport a Catania

A due anni dal bando indetto dal Comune di Catania, la società Artec ESCo alimenta il dialogo con la PA e si fa promotrice di un progetto di partenariato pubblico privato per la riqualificazione del PalaCatania (articolo di Canale Energia)

Canale Energia - Sembra impensabile che il PalaCatania, l’impianto sportivo più importante dell’omonimo capoluogo, che ha ospitato manifestazioni come le qualificazioni volley femminili del World Grand Prix 2015 o il musical Notre Dame de Paris nel 2012, possegga un impianto di illuminazione inadeguato.

Eppure il comune, proprietario della struttura, ha lasciato nel cassetto per due anni le manifestazioni di interesse ricevute a seguito del bando indetto per l’efficientamento delle strutture più energivore, PalaCatania incluso. Le ESCo che presentarono la manifestazione di interesse sono state solo di recente convocate, grazie all’intervento dei membri di Enea interni al Comune, ed invitate ad elaborare delle possibili proposte di partenariato da presentare al Comune.

Il 14 febbraio c'è stato l’incontro con la giunta per capire se questa proposta possa essere d’interesse e inserita nella programmazione triennale così da far partire il bando di gara. “A noi rimarrà il diritto di prelazione”, ci spiega l’ing. ed Ege Davide Maimone Amministratore di Artec, Esco che ha presentato la propria idea, frutto del lavoro dei giovani professionisti Caterina Merulla, Giulia Fresta e Francesco Brocato, sponsor della squadra di volley della città. “Qualora vincesse una proposta diversa dalla nostra abbiamo 15 giorni di tempo per allinearci”. L’importante è iniziare, far partire i lavori. Per questo, sottolinea Maimone, la Artec è disposta a mettere a sistema il proprio know how

La proposta di efficientamento energetico

Nel dettaglio la proposta prevede la sostituzione di tutti i corpi illuminanti, “necessaria perché il livello di illuminazione netta al suolo non è sufficiente”, nemmeno di giorno. “Il consumo elettrico della struttura è altissimo: la spesa annua a carico dell’amministrazione comunale è di circa 130-140 mila euro”.

Dal punto di vista termico “la struttura non ha neanche una caldaia per la fornitura di acqua calda sanitaria. Sono presenti dei boiler elettrici”. La manutenzione di un “impianto fuori forma”,come lo definisce, è evidentemente più onerosa e dovrà essere costante.

La proposta prevede la sostituzione dell’impianto di illuminazione interno ed esterno con lampade a Led e realizzazione di un solare termico di piccola taglia, sotto i 20 kW, abbinato a un chiller elettrico. Questo dovrebbe soddisfare il fabbisogno di acqua calda sanitaria di almeno 10 giocatori.

In seguito alla seduta di Giunta e su richieste specifiche del Comune potranno essere aggiunti alla proposta ulteriori interventi, quali ad esempio l’installazione di un piccolo impianto fotovoltaico o ancora interventi migliorativi per la coibentazione della struttura.

“Nel business plan non abbiamo tenuto conto dei TEE, anche se proveremo ad attingere al mercato per l’illuminazione esterna”, ha precisato Maimone, così da “ridurre ulteriormente il canone per la PA”.

Il rapporto con la PA

La contropartita economica che l’amministrazione mette in campo “consta nella cessione del credito derivante dal conto termico. Il canone di gestione che abbiamo chiesto ammonta a 30 mila euro l’anno e abbatte nettamente i costi per la PA”. Inoltre, la Esco mette a disposizione del Comune la possibilità di “gestire da un punto di vista del marketing la struttura, facendo pagare il parcheggio o costruendo un bar all’ingresso per cui la predisposizione esiste già”. Infine, ispirandosi a quanto successo a Jesolo, “il naming: uno sponsor potrebbe dare il nome alla struttura”.

La Artec non è nuova a questo tipo di iniziative. Punto di incontro tra efficienza energetica e sport, l’anno scorso aveva donato al Comune di Catania un progetto per partecipare al Piano sport e periferie del Coni, con fondi dell’Istituto di credito sportivo, con l’obiettivo di rimuovere l’amianto dalla copertura del Palaspedini, altro impianto della zona. “In questo caso la società deve avere un diritto di concessione del bene o della proprietà che il Comune di non ha mai rilasciato”.