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Responsabilità Editoriale Gruppo Italia Energia

Trasporto nautico, dai finanziamenti della BEI all’avvio del Siste

Le ultime novità sul settore

e7, il settimanale di QE - Da una parte i nuovi investimenti da parte della BEI per il sostegno allo sviluppo dei porti di Roma e del Lazio (Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta), dall’altra l’avvio del sistema telematico centrale della nautica da diporto (Siste). Questi sono alcuni esempi delle novità che stanno interessando il settore del trasporto nautico nel nostro Paese. Si tratta di iniziative che mostrano la crescente attenzione ai temi dell’innovazione e dell’intermodalità in un comparto che riveste un ruolo chiave per l’economia dell’Italia. 

Per quanto riguarda in particolare gli investimenti della BEI, il prestito approvato ammonta a 195 milioni di euro. Una cifra che servirà a finanziare l’ampliamento del porto di Civitavecchia e la creazione di un nuovo scalo a Fiumicino destinato a merci e passeggeri. Un primo step è stato già superato lo scorso 29 novembre dal Vicepresidente della BEI, Dario Scannapieco, e dal Presidente del Sistema portuale, Francesco Maria di Majo, che hanno firmato un’intesa per una prima tranche da 50 milioni di euro. 

Ma quali sono in dettaglio le infrastrutture che verranno realizzate nell’ambito dell’intera operazione? Per il porto di Civitavecchia i lavori porteranno al prolungamento della diga foranea e allo sviluppo di un nuovo bacino, oltre che di un piazzale con un parcheggio di 15 ettari (con nuovi servizi portuali e una strada per l’accesso al lato nord). Il nuovo porto di Fiumicino invece accoglierà traghetti per servizio passeggeri e merci, navi da crociera e attività di pesca. In generale i porti del Lazio rappresentano un elemento cardine dei flussi di merci e passeggeri nel centro Italia e rientrano nella rete delle “Autostrade del Mare” del Mediterraneo occidentale, il programma europeo parte delle Reti transeuropee di trasporto (Ten-T). 

Un’altra novità che ha interessato il settore è poi quella relativa alla partenza, dopo un iter durato circa 6 anni, del Siste - Sistema telematico centrale della nautica da diporto. Lo scorso 28 novembre, infatti, è arrivato il via libera del Consiglio dei Ministri a un regolamento che dovrà poi essere adottato con un decreto del Presidente della Repubblica. I punti centrali relativi al sistema riguardano la semplificazione del settore nautico attraverso l’introduzione di una progressiva informatizzazione dei registri di iscrizione delle unità di diporto (attualmente ancora in formato cartaceo) e la digitalizzazione del rilascio dei documenti per la navigazione. A gestire questi documenti sarà un’unica autorità centrale competente su tutto il territorio nazionale, semplificando l’iscrizione e la cancellazione delle unità di diporto o il rilascio di documenti di navigazione. Queste operazioni potranno essere realizzate in sportelli dedicati, presenti in tutta Italia, collegati per via telematica con la banca centrale.

Tutte queste iniziative si inseriscono in una visione generale che vede il settore portuale e logistico italiano come un ambito proficuo in termini di promozione dello sviluppo economico del Paese. In quest’ottica un ruolo rilevante riguarda “Il contributo delle Zone Economiche Speciali (ZES) e delle Zone Logistiche Semplificate (ZLS) per il rilancio della competitività del settore portuale e logistico italiano”, titolo di un dibattito organizzata dall’Associazioni italiana di diritto marittimo (AIDIM). 

Nel corso dell’evento Elda Turco Bulgherini (Università di Roma Tor Vergata–AIDIM) ha sottolineato come l’introduzione di questi strumenti punti a “creare le condizioni favorevoli (in termini economici ed amministrativi) necessarie allo sviluppo e alla crescita delle imprese già operative o alla nascita di nuove realtà in zone portuali, retro portuali e piattaforme logistiche collegate anche da intermodalità ferroviaria. Per raggiungere questi obiettivi si punterà su “agevolazioni fiscali aggiuntive, potenziamento degli sportelli unici doganali, semplificazioni delle procedure amministrative, riduzione del sistema burocratico”. Il tutto con l’intento di rafforzare il tessuto produttivo del Sud.

“L’istituzione delle ZES nel Mezzogiorno e delle ZLS nel resto del Paese - ha affermato invece in nota Francesco Benevolo, Direttore di RAM Logistica Infrastrutture e Trasporti Spa, società pubblica del MIT -  rappresenta certamente una nuova e importante opportunità per sostenere il nostro sistema economico e territoriale, nonché per rilanciare lo sviluppo degli scambi e dei sistemi produttivi locali. Grande attenzione andrà però posta al tessuto infrastrutturale e logistico di collegamento dei porti, lato terra e lato mare, affinché l’auspicato incremento dei traffici possa trovare la dovuta fluidità nella rete stradale, ferroviaria, intermodale e logistica nazionale, anche grazie ai collegamenti di ultimo miglio. In questa direzione, sono in atto 900 milioni di euro nel Mezzogiorno e 1.350 milioni di euro nel centro-nord di interventi invarianti e, proseguendo in questo percorso di potenziamento delle connessioni ordinarie, sarà possibile valorizzare le attuali capacità del sistema-Italia e avviare al meglio nuove iniziative come le ZES e le ZLS”. 

Ugo Patroni Griffi, Presidente Autorità di Sistema portuale del mare Adriatico meridionale, ha evidenziato come le ZES possano rappresentare il laboratorio di politiche anticicliche, generatrici di valore sia in termini economici che di capitale umano. “La scelta italiana di mettere al centro delle ZES la portualità e la logistica  - ha detto patroni Griffi - è assolutamente da plaudire. Si tratta del settore con uno dei moltiplicatori più alti: 2,5, e che quindi può fare da volano al recupero di competitività del nostro paese. Tuttavia il risultato non è scontato. Servono le promesse semplificazioni. Serve un patto tra porti ed enti nel segno dello sviluppo. Nessun comune è obbligato ad aderire alle ZES. Anzi sono legittime scelte “anti-sviluppiste”. Ma se invece decide di aderire la politica dell’ente è condizionata a favorire lo sviluppo delle ZES, prevedendo un adeguato kit localizzativo (in termini di imposte locali e semplificazioni di competenza) e obbligandosi a non ostacolare lo sviluppo della portualità (non potrebbe certo fare parte delle ZES il comune che si opponesse alla realizzazione delle infrastrutture necessarie a sostenere lo sviluppo dell’economia retroportuale, ovvero all’insediamento dei servizi essenziali quali il 5G o il bunkeraggio con i nuovi carburanti come il gnl)”. 

A dare un giudizio positivo su questi strumenti anche Luca Sisto, Direttore Generale Confitarma, che ha sottolineato l’attenzione del settore per quest’iniziativa.  L’obiettivo di tutti gli attori del cluster è infatti “creare le condizioni che consentano alle merci di muoversi rapidamente e nel modo più economico nel porto, cambiare modalità di trasporto e raggiungere la loro destinazione. Dobbiamo avere la capacità di individuare i punti di forza di oggi e valorizzarli a vantaggio del Paese, riavvicinando e creando sinergia tra portualità e armamento nazionale. ZES e ZLS hanno come fulcro i porti nei quali si intende valorizzare gli insediamenti imprenditoriali e i progetti di investimento che trainano i settori di punta dell’economia italiana e meridionale. La recente riforma della governance portuale ha ridefinito le modalità di partecipazione degli stakeholder nei processi decisionali delle Autorità di Sistema portuale, di fatto allontanando l’armamento nazionale nella definizione della politica sui porti. Tutte le navi sono ‘clienti’ dei porti italiani, ma non è irrilevante la bandiera che esse battono. Le nostre navi costituiscono, comunque, gli utenti più numerosi, quelli più preziosi, più fidelizzati e che conoscono i nostri porti meglio di tutti gli altri. Vorremmo che la voce dell’armamento nazionale tornasse ad avere la giusta attenzione nella politica portuale, considerato il contributo che possono offrire allo sviluppo del Paese”.