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Cc tutela dell'ambiente, mafie attive nel settore delle rinnovabili

Interesse anche sui rifiuti

Redazione ANSA ROMA

"Le organizzazioni criminali che operano direttamente nel business ambientale sono particolarmente attive anche nel settore delle energie rinnovabili". Lo ha detto il comandante dell'unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare (Cufa), Angelo Agovino, durante l'audizione, a palazzo San Macuto, della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
    "Il settore del ciclo rifiuti è connesso alle energie alternative ed al fotovoltaico in particolare - ha spiegato Agovino - . Ci sono impianti vecchi da smaltire e le indagini in corso dimostrano che le imprese criminali, attraverso false dichiarazioni di sottoperformanza di pannelli fotovoltaici, vengono venduti come pannelli usati e smaltiti illegalmente verso i Paesi del Terzo Mondo". Per Agovino "questo fenomeno è simile a quello che riguarda le apparecchiature elettroniche: anche in questo settore il rifiuto viene truccato da materiale usato, superando norme che prevedono la tracciabilità di quei rifiuti".
   
Agovino ha poi detto che "il traffico transfrontaliero di rifiuti è un fenomeno enorme e riguarda soprattutto la fine della vita dei veicoli, il costo di smaltimento delle auto e gli oli esausti. Il canale di autodemolizione illegale ha un modus operandi che vede un privato venire in Italia, prendere materiale ed esportarlo come usato. Una volta spedita la partita, le tracce si perdono. Questa merce finisce spesso in Siria e Libia, dove ci sono rifiuti elettronici, meccanici, batterie e oli esausti. Queste nazioni diventano bombe ecologiche". 

Quanto al fenomeno degli incendi di tonnellate di rifiuti "è sintomatico di una diffusa speculazione cirminale connessa al business dello smaltimento. Il 47% di questi avviene al nord, il 14% al centro, il 23% al Sud e il 16% nelle Isole. Le regioni con il maggior numero di episodi sono la Lombardia, seguita da Veneto e Campania" ha spiegato il comandante dell'unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare (Cufa) spiegando che "le imprese criminali di settore, per eliminare i rifiuti con il fuoco, cercano capannoni in disuso in Piemonte, Lombardia e Veneto dove stiparne migliaia di tonnelate". Gli incendi, ha proseguito, "sono anche motivati dall'intento di agevolare e mantenere una situazione di emergenza che obbliga la pubblica amministrazione ad affidamenti diretti, senza appalti, o al rinnovo di contratti in scadenza". Al'audizione ha anche partecipato il comandante dei carabinieri per la Tutela Ambientale, Maurizio Ferla, che ha segnalato la necessità di modifiche legislative per colpire i patrimoni dei criminali. "I delinquenti che operano in questo settore - ha spiegato Ferla - sono sempre gli stessi e a volte non riusciamo neppure a prendere il patrimonio di questa gente" perché "spesso non si riesce a dimostrare che si tratta di associazioni per delinquere".

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