Anche se il mondo dovesse tagliare le emissioni di gas serra in linea con l'accordo di Parigi del 2015, le temperature invernali nell'Artico aumenteranno di 3-5 gradi entro il 2050 e di 5-9 gradi entro il 2080, devastando l'area e scatenando l'innalzamento del livello del mare in tutto il mondo. Lo afferma un nuovo rapporto dell'Onu sull'ambiente secondo cui si aggiunge che il rapido scongelamento del permafrost entro il 2050 potrebbe minacciare quattro milioni di persone (le popolazioni indigene dell'Artico affrontano già un aumento di insicurezza alimentare) e circa il 70% dell'attuale infrastruttura artica.
Il rapido scongelamento del permafrost potrebbe persino accelerare i cambiamenti climatici e rendere inutili gli sforzi per raggiungere l'obiettivo indicato nel 2015 a Parigi di limitare l'aumento medio della temperatura globale entro 2 gradi, meglio se 1,5. Fra le altre conseguenze ambientali sull'Artico ci sono l'acidificazione degli oceani e l'inquinamento da plastica.
Dal 1979 ad oggi, si stima che il ghiaccio artico si sia ridotto del 40% e si prevede che, al ritmo attuale delle emissioni di CO2, le estati artiche saranno prive di ghiaccio entro il 2030. Lo scioglimento della calotta glaciale della Groenlandia e dei ghiacciai artici, ricorda lo studio, contribuisce a un terzo dell'aumento del livello del mare in tutto il mondo, terreni congelati che contengono circa 1,672 miliardi di tonnellate di carbonio.